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23/03/2011

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Minnesota Timberwolves

I Wolves sono con Kurt Rumbis

Wolves
23/03/2011 - Il campionato 2010/11 dei Wolves è stato disputato sotto due grossi cambiamenti: l’uscita di scena di Al Jefferson e la “promozione” (più che meritata) di Kevin Love nei panni di giocatore franchigia. Tuttavia la stagione che sta volgendo al termine per Minnesota è l’ennesima con un bilancio negativo attualmente composto da appena 17 trionfi e ben 54 sconfitte (la qualificazione per i playoffs risulta matematicamente esclusa da oltre due settimane). In questi casi il primo indiziato per il fallimento è l’allenatore dunque, nel caso dei “Lupi” si parla di Kurt Rumbis già attaccato dall’opinione pubblica sui quotidiani di Minnesota, ma anche su quelli di New York.
Trascorse nemmeno 24 ore dalle critiche tre giocatori si sono già schierati al suo fianco: Kevin Love, Martell Webster e Anthony Tollver. Il leader, nonché uomo immagine dei “Lupi”, non ha dubbi sull’argomento: “E’ facile, dopo una stagione difficile, dire che è colpa del coach e non pensarci più.” Commenta Kevin Love sulle pagine del quotidiano Pioneer Press aggiungendo: “La difficile stagione non dipende solo ed esclusivamente da lui. E’ colpa di tutti perché siamo una squadra giovane, senza veterani e non sarebbe leale accusare solo lui. Da parte mia spero rimanga nel ruolo di allenatore.” Stessa idea espressa con parole differenti si registra da Anthony Tollver: “Viene accusato di tutto perché è l’allenatore. In verità fa tutto il possibile per trasformarci in una squadra vincente, poi sta ai giocatori sul terreno di gioco eseguire gli schemi. Come giocatori siamo i principali responsabili delle nostre azioni e delle vittorie o delle sconfitte.” Pure l’ex-Blazers Martell Webster si schiera al fianco di Rambis: “Ci mette sempre in condizione di svolgere il miglior lavoro possibile. Lui e lo staff non ci hanno mai trattato come dei perdenti o preparato male una partita perché ormai il nostro campionato in termini di risultati è concluso. Noi siamo quelli che scendiamo in campo e giochiamo. Possiamo parlare bene quanto vogliamo come giocatori, ma poi sono i risultati ottenuto in campo il modo giusto con cui giudicarci. Non è giusto prendersela solo con l’allenatore.