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19/05/2011

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L.A. Lakers

Kareem Abdul-Jabbar spara a zero sui trattamenti ricevuti dai Lakers

Lakers
19/05/2011 - Mentre i Lakers sono alla ricerca di un nuovo allenatore e sondano le migliori mosse da intraprendere nel prossimo mercato c’è chi si lamenta della dirigenza e del trattamento ricevuto negli ultimi anni. Le lamentale, nate come commenti su twitter e poi ripresi (spiegati) in un’intervista radiofonica, non arrivano da un giocatore nel roster, ma bensì da un assistente allenatore nonché ex-stella di assoluto primordine nella storia dei Lakers: Kareem Abdul-Jabbar. Il miglior realizzatore di tutti i tempi (capace di vincere sei titoli da MVP in carriera, altrettanti anelli e con ben 19 convocazione al All-Star Game) da ormai diversi anni si occupa del ruolo di vice-allenatore/scout all’interno dei Lakes e sino a qualche giorno fa non si era mai lamentato della sua situazione. Di recente, però, sui suoi social network sono apparsi commenti di sconforto e sfiducia che commenta così: “Si tratta di una serie di piccoli incidenti che presi singolarmente non significano nulla. Messi uno insieme all’altro, però, formano un disegno che non mi piace per nulla ed è davvero frustante. Volete qualche esempio? Un paio d’anni fa mi venne detto che avrei dovuto accontentarmi di uno stipendio ridotto rispetto alla stagione prima. Mentre me lo dicevano leggevo sui quotidiani che l’head coach - Phil Jackson - sarebbe stato il più pagato della storia con 10/12 milioni all’anno. Allora iniziano a salirti i dubbi su quanto tu possa essere utile e soprattutto su quanto la squadra ti voglia. Un altro episodio accadde dopo il titolo vinto con i Magic: stavamo tornando da Orlando a Los Angeles e al posto della solita collocazione me ne venne assegnata uno piccola in fondo all’area che risultò essere in disparte, scomoda e stretta. Intanto nella parte davanti rimanevano vuote poltrone più comode. Sono piccole cose, me ne rendono conto. Ma tante piccole cose unite insieme mi danno la sensazione di non essere apprezzato e soprattutto trattato come all’interno di una famiglia.
Come detto le parole di Karem, sinora sempre “muto” su questo argomento, sono una novità e Jabbar spiega il suo sfogo come il culmine di una situazione diventata insopportabile: “La mia idea è quella di stringere i denti e non pensarci. Quando capitano piccoli fatti come quelli descritti non ci faccio caso perché pensano siano casuali. Ma quanto accadono in serie allora non penso si tratti solo più di casualità. Non mi sono mai lamentato di niente. Ho sempre cercato di starmene da parte per evitare controversie e distrazioni. Non fa parte del mio carattere, ma quando c’è qualcosa che va detto allora non resto più in silenzio.
Stando ad alcune fonti rimaste anonime, ma vicine all’ex-giocatore dei Lakers lo sconforto sarebbe nato quando la proprietà dei Lakers ha deciso di onorare Jerry West con una statua mentre la sua rimane un progetto sempre da realizzare e mai terminato. Fuori dallo Staples Center oggi è possibile trovare cinque statue: Magic Johson, Jerry West, Chick Heam, Wayne Gretzky e Oscar De La Hoya. “Non lo capisco. Si comportano come se tutto cosa facessi fosse scontato per loro. Ad un certo punto della mia carriera il presidente Tim Leiwke venne da me dicendomi: ‘Hey la prossima statua sarà la tua’. Purtroppo Chick Hearn morì inaspettatamente e cosi la dirigenza decise di onorarlo. Non ho niente né contro di lui e tanto meno contro gli altri. Chick ha fatto parte del team sin dal 1960 e si merita tutto il rispetto possibile dai Lakers. La cosa che mi da fastidio, però, e come mi trattano: sono sempre messo in disparte, come se fossi in un dimenticatoio, quando si parla di onorare qualcuno per il passato di questa franchigia. Dopo tutto ciò che ho dato penso di meritare un trattamento migliore.
Il rapporto tra Jabbar ed i Lakers, in verità, registro degli attriti già nel 1989 quando il migliore realizzatore della lega decise di appendere le scarpe al chiodo. Al contrario di altre leggende (come Magic Johnson diventato azionario di maggioranza e Jerry West dirigente) Kareem fu da subito messo in disparte: “Se guardate indietro a come Jerry Buss trattò Earvin dopo l’addio e a come trattò me, allora vi accorgerete di una disparità enorme. Era stato il primo segnale. Forse sono stato di valore minimo per questa organizzazione oggi impegnata ad onorare altre cose…” Anche la decisione di diventare allenatore non venne vista di buono occhio dai Giallo Violo e non a caso il nome di Kareem, adesso con Phil Jackson fuori da giochi, non è stato nemmeno menzionato nei possibili futuri allenatori. “Quando annunciai di voler intraprendere la carriera di coach qualche squadra si interessò, qualcuno mi fece i complimenti, ma da parte dei Lakers non arrivò nessun aiuto. Solo dopo un pò si misero in moto dando vita, però, a tanti piccoli episodi come quelli già citati. Quando accadono e riaccadono situazione simili allora il rapporto di fiducia si deteriora.” afferma Jabbar il quale, però, conclude con una speranza per il futuro: “Comunque la nostra relazione può essere riparata. Ho già parlato con Linda Rambis di tutto ciò ed i Lakers mi hanno garantito che in futuro si prenderanno cura di questi problemi. E’ una situazione che, se gestita nel modo giusto, si può recuperare.