La biografia di



Chris Webber
Biografia aggiornata a fine stagione 2007/08


La storia di Mayce Edward Christopher Webber III, al secolo conosciuto con il nome di Chris Webber o C-Web, ebbe inizio a Detroit l’1 marzo 1973. A cavallo fra gli anni 1970/80 la città di Detroit, al passo con l’industria automobilistica, stava vivendo uno dei momenti di massimo sviluppo e Webber trovo’ nel basket la valvola di svago dal grigiore quotidiano. Con il passare degli anni il suo nome divento’ fra i piu’ conosciuti a livello di basket locale ma non era il solo a godere di tale fama: quando dovette iscriversi alla High School il suo obbiettivo era quello di entrare a fare parte della Southwestern H.S. per poter giocare con un'altra “giovane leggenda” del posto ovvero Jalen Rose.

Nonostante Webber non rusci’ a coronare il suo desiderio di giocare con Rose, avrebbe comunque avuto occasione di rifarsi al College, entro’ a far parte della Detroit Country Day High e divento’ il leader della squadra portandola a vincere tre titoli statali. Grazie al suo talento e ai suoi mezzi fisici straordinari nella stagione da Senior concluse con una media di 28 punti e 13 rimbalzi. Questi numeri gli garantirono un riconoscimento non solo a livello statale ma anche a livello nazionale. Infatti Chris fu nominato Michigan’s Mr. Basketball della stagione 1990-91 e allo stesso tempo ricevette il Nation High School Player of the Year (premio dato al migliore giocatore di High School di tutto il Paese), il Gatorade Nation Player of the Year e l’inserimento nel primo quintetto ideale di High School All American. Scontata la sua presenza al

Webber a Michigan ebbe l'opportunita' di giocare con Rose e di dare vita ai magici "Fab Five".
McDonald’s All Star Game, manifestazione che mette a confronto i migliori liceali (pronti a passare al College) americani, dove C-Web confermo’ la sua superiorita’ rispetto a tutti gli altri partecipanti concludendo con il premio di MVP della serata fra le proprie mani. Ovviamente, con un palmares di vittorie a livello di squadra e individuali di questo tipo, tutte le maggiori Universita’ degli Stati Uniti erano ai suoi piedi ma Webber aveva gia’ le idee chiare: avrebbe preso parte alla Michigan University cosi’ da poter giocare al fianco di Jalen Rose.

Nella sua stagione da fresh-man non stabili’ un ottimo rapporto solamente con Jalen Rose ma anche con gli altri elementi della squadra (Juwan Howard, Jimmy King e Ray Jackson) e la formazione di Michigan University prese il soprannome di Fab Five (i fantastici cinque) perche’ era pressoche’ inarrestabile. Durante il primo anno Webber concluse con 15.5 punti, il 55.6% dal campo, 10 rimbalzi, 2.5 stoppate e 2.2 assists a partita. I Wolverine, guidati dai Fab-Five, arrestarono la propria corsa solo nelle finale del torneo NCAA dove furono eliminati da Duke per 71-51.

L’anno seguente, da sophomore, prosegui’ la sua maturazione facendo registrare un incremento in quasi tutte le sue cifre, in 36 partite (31.8 minuti di utilizzo a serata) concluse con: 19.2 punti, un incredibile 61.9% dal campo, 10.1 rimbalzi, 2.5 assists e 2.5 stoppate. Queste numeri gli garantirono l’ingresso nel primo quintetto ideale All-America (composto dall’elite dei giocatori di college degli States) ma la sua fama ricevette un brusco calo quando commise uno degli errori piu’ “famosi” della storia del torneo NCAA. I Wolverine, per il secondo anno di fila, raggiunsero il palcoscenico della finale (questa volta contro North Carolina) e qui’ Webber, con 11 secondi sul cronometro e la sua squadra sotto di due punti, fece lo sbaglio (forse per tensione o forse per distrazione) di chiamare un time-out quando Michigan aveva gia’ usato tutti quelli a sua disposizione. La punizione per questa svista fu un tiro libero e palla in mano agli avversari che poi chiusero l’incontro per 77-71. Finita la stagione, e sprecata la seconda possiblita’ di diventare campione di College, Chris decise che era giunta l’ora di passare al “piano di sopra” e quindi inseri’ il proprio nome in quelli eleggibili per il Draft 1993.

Nel 1992 a vincere la Draft Lottery furono gli Orlando Magic che chiamarono Shaquille O’Neal e l’anno successivo furono ancora loro ad essere baciati dalla fortuna. Delle potenzialita’ del duo O’Neal-Webber si parlava gia’ mesi prima della notte del Draft ed infatti la formazione della Florida, almeno inizialmente, sembrava non avere dubbi su come spendere la propria chiamata. Con il passare dei giorni pero’ O’Neal mise una buona parola per Penny Hardaway e dopo diversi provini, l’ultimo avvenuto addirittura poche ore prima della Notte delle scelte, i Magic chiamarono Webber salvo, davanti allo stupore generale di tutti gli spettatori, girarlo ai Warriors in cambio dei diritti su Anfernee Hardaway e tre future prime scelte. Chris fu comunque il primo sophomore dal 1979 ad essere scelto con la prima numero uno. Il suo predecessore era niente meno che Magic Johnson.

Nella Baia Webber, considerati anche gli infortuni a due elementi principali del quintetto (Tim Hardaway e Sarunas Marciulonis), divento’, con Latreel Sprewell, uno dei principali terminali offensivi della franchigia. Avere i riflettori puntati gia’ dal primo anno nella NBA non lo spavento’ e concluse con 17.5 punti, il 55.2% dal campo, 9.1 rimbalzi, 3.6 assists e 2.16 stoppate ad incontro. Fu il rookie con la miglior percentuale dal campo, con il numero di rimbalzi piu’ alto e con il maggior numero di doppie doppie realizzate (complessivamente 35).

Nella prima stagione colleziono' cifre di altissimo livello e vinse il trofeo di Rookie of the Year.
Fece registrare anche una tripla doppia contro contro i Clips quando, in soli 32 minuti di utilizzo, concluse con 22 punti, 12 rimbalzi e 12 assists.A fine anno venne anche nominato Rookie of The Year battendo di 6 voti Penny Hardaway che si classifico’ secondo. A livello di squadra le sue prestazioni furono indispensabili affinche’ Golden State, con un totale di 50-32, riusci’ a raggiungere i playoffs.

Il futuro di Golden State, dopo anni di “buio” sembrava destinato a cambiare ma le tensioni fra il coach (Don Nelson) e C-Web raggiunsero l’apice proprio alla vigilia della stagione 1994-95: l’ex-Michigan fece scattare una clausola per diventare free-agent con restrizioni e dichiaro’ che non si sarebbe unito alla squadra fino a quando Nelson avrebbe svolto il compito di allenatore. La dirigenza dei Warriors cerco’ di fare da paciere ma, quando si accorsero che ogni tentativo era inutile, il 17 Novembre arrivo’ una delle trade piu’ discusse di sempre. Webber fu spedito ai Bullets (oggi Wizards) in cambio di Tom Gugliotta e tre future prime scelte. Nella Capitale Chris si riuni’ ad uno dei membri dei feb-five ovvero Juwan Howard. Inizialmente pero’ le cose non andarono molto bene: scendendo in campo a stagione inoltrata, e avendo saltato il training camp e tutte le sessione di allenamento, il suo fisico non era piu’ scattante e reattivo come nella sua annata da rookie. Durante il mese di dicembre fu addirittura costretto a fermarsi per dei problemi legati ad una spalla. Tutto cio’, sommato al comportamento sicuramente poco “sportivo” verso i Warriros, fece piovere parecchie critiche nei suoi confronti ma C-Web, nella seconda parte di stagione, si riscatto’ concludendo con 20.1 punti, 50.2% dal campo, 9.6 rimbalzi, 4.7 assists, 1.57 stoppate e 1.54 palle rubate a partita.

Nella stagione successiva la sua media punti incremento’ ulteriormente, 23.2, ma complessivamente, causa infortuni, fu un’annata da dimenticare. Al Training camp torno’ ad infortunarsi alla spalla e quindi inizio il 95/96 in lista infortunati. Successivamente, verso la fine di Novembre, venne riattivato salvo, un mese piu’ tardi, tornare in IL a causa del riaccendersi dei dolori alla spalla. Lo staff medico di Washington cerco’ di fare il possibile per scongiurare l’intervento chirurgico ma dopo aver provato tutti i tipi di terapia, a meta’ febbraio, i Bullets annunciarono che C-Webb si sarebbe fatto operare e quindi sarebbe tornato in campo solo per l’inizio del 1996/97.

Finalmente in forma al 100% riusci’ a dimostrare tutte le sue potenzialita’ diventando l’uomo di punta di Washington. Le sue cifre, ottenute nell’arco di 72 partite, parlavano di 20.1 punti, 56.5% dal campo, 10.3 rimbalzi, 4.6 assists, 1.9 stoppate e 1.69 palle rubate. Fu chiamato anche, per la prima volta in carriera, a partecipare al All Star Game ma, cosa ancora piu’ importante, le sue prestazioni furono essenziali affinché i Bullets riuscirono nell’impresa di raggiungere i playoffs (traguardo che non raggiungevano

Le tensioni con coach Nelson lo portarono a cambiare divisa gia' nella sua seconda annata.
dal 1988). Nella post-season i Bulls di Michael Jordan, al primo turno (vittoria per 3-0), spazzarono via la giovane squadra della Capitale. Webber pero’ concluse con 15.7 punti, 8 rimbalzi, 2.33 stoppate e con il 63.3% dal campo ovvero la migliore percentuale di tutti i giocatori presenti nei playoffs.

Nel 1997/98 Chris confermo’ le proprie cifre mentre a livello di squadra Washington falli’ l’approdo ai playoffs. La dirigenza del Team, che proprio in questa annata cambio nome da Bullets a Wizards, a fine stagione decise di puntare su Howard come ala grande e, per bilanciare maggiormente il quintetto, scambio’ Webber per Mitch Richmond e Otis Thorpe dei Sacramento Kings. Nella capitale della California Richmond era l’uomo bandiera e quindi Webber ebbe da subito il difficile compito di prendere il suo posto senza deludere le aspettative del pubblico. C-Web, come gia’ accaduto ai Warriors, non si fece influenzare dalla pressione intorno a lui e, nella stagione del lock-out, disputo’ un’annata di tutto rispetto: concluse come il miglior rimbalzista di tutta la NBA (13 rpg) e come il secondo miglior realizzatore di doppie doppie (complessivamente 36). A livello di squadra fu il terminale offensivo principale (20 punti di media), il miglior rimbalzista, il miglior stoppatore (2.12 di media) e fece registrare anche la miglior percentuale dal campo (48.6%). Da sottolineare che a fine annata fu inserito nel secondo All NBA Team ovvero nei quintetti composti dai migliori giocatori della NBA.

La sua stagione migliore, almeno per quanto riguarda le sue singole cifre, avvenne nel 2000-01 quando il duo Williams-Webber elettrizzava il pubblico dell’Arco Arena con azioni mozzafiato. Complessivamente Chris concluse con cifre di primissimo livello: 27.1 punti, 11.1 rimbalzi, 4.2 assists, 1.69 stoppate ed 1.33 palle rubate ad incontro. Questa volta, a fine anno, il suo nome compariva nel primo All NBA Team e nelle votazioni per il premio di MVP (trofeo finito nelle mani di Iverson) si qualifico’ quarto. Durante il corso dell’anno segno’ il suo punto numero 10.000, venne votato come titolare per l’All Star Game di Washington (dove concluse con 14 punti, 9 rimbalzi, 3 assists ed 1 palla rubata) e mise a segno il suo career high in punti e rimbalzi (rispettivamente 51 e 26 fatti registrare in 50 minuti di utilizzo contro i Pacers). A livello di squadra pero’ Sacramento non riusci’ a fare molta strada: dopo aver facilmente eliminato i Phoenix di Jason Kidd, primo turno vinto per 3-1, arrivo’ lo sconfitta per 4-0 riportata nei confronti dei Los Angeles Lakers. In estate C-Webb divenne free-agent e nonostante fosse seriamente interessato ad abbandonare Sacramento, considerata da lui troppo “noiosa” e priva di svaghi per il tempo libero, alla fine si convinse a restare. Il suo sogno sarebbe stato quello di firmare con Detroit, ed i Pistons avrebbero fatto carte false per portarlo nella propria squadra, ma, riflettendoci sopra, Webber si accorse che avrebbe lasciato una squadra vincente per entrare a far parte dell’ennesimo team in ricostruzione.

Risolti i problemi contrattuali, l’annata successiva inzio’ sotto l’insegna degli infortuni: durante la pre-season si infortuno’ alla caviglia e quindi salto’

C-Web in maglia Kings: probabilmente i migliori anni della sua carriera sono stati questi.
le prime 20 partite; una volta rientrato per altri guai fisici, fortunatamente mai gravi, rimase fermo per altri 8 incontri ma nei 54 match disputati, sempre titolare, le sue cifre lo confermarono non sono come il leader dei Kings ma come uno dei migliori giocatori di tutta la NBA. Con 24.5 punti, 10.1 rimbalzi, 4.8 assists, 1.67 palle rubate e 1.41 stoppate ad incontro Webber capitano’ Sacramento a quella che da molti tifosi viene considerata come la miglior stagione nella storia della franchigia. I Kings infatti (oltre a C-Web erano presenti Bibby, Divac, Christie e Stojakovic) chiusero in testa alla Pacific Division e nei playoffs arrivarono senza troppi problemi alla finali della Western Conference. Qui’ lottarono in una memorabile serie durata 7 partite contro i Lakers che riuscirono a trionfare nella gara chiave ma solo dopo un over-time. Sacramento nella sfida si porto’ avanti di 2-1 e fu ad un soffio dall’allungare sul 3-1.

Dopo la delusione per la sconfitta di gara 7 i Kings, considerato il loro potenziale, non si disperarono e iniziarono il 2002/03 decisi piu’ che mai a riscattarsi. Molti opinionisti e riviste specializzate davano la formazione della Capitale della California come una delle franchigie con maggiori chance di vincere l’anello 2003 a patto che, per raggiungere questo traguardo, C-Web e compagni avrebbero dovuto replicare quanto mostrato negli ultimi 12 mesi. Chris, come aveva gia’ dimostrato piu’ volte in passato, non deluse le aspettative: anche se, per diversi problemi fisici, fu costretto a disputare solamente 67 partite su 82 concluse con 23 punti, 10.5 rimbalzi, 5.4 assists 1.58 palle rubate e 1.31 stoppate. Sacramento inzio’ il suo viaggio nei playoffs (che per la prima volta nella storia della NBA vedevano il primo turno estendersi al meglio delle 7 gare) eliminando per 4-1 i Jazz di Stockton e Malone quindi fu il turno di incontrarsi con i giovani Mavs. Il team Texano, che poteva contare gia’ sul trio Nash-Finley-Nowitzki, era dato come sfavorito ma la sorte (o la sfortuna) mise i bastoni fra le ruote ai Kings: in gara 2 Webber si infortuno’ al ginocchio sinistro rompendosi il menisco. Lo staff medico cerco’ ogni tipo di trattamento per permettere a C-Web di rientrare in breve tempo. Putroppo tutti gli sforzi furono vani e Chris fu costretto ad operarsi e a saltare la parte rimanente dei playoffs. Sacramento, orfana del proprio leader, fu eliminate per 4-3 dai Mavs e tutti i sogni di gloria della franchigia californiana andarono in fumo.

La riabilitazione da un intervento al menisco risulta un operazione molto lunga e delicata perche’, se non fatta bene, si rischia di ricadere nello stesso tipo di infortunio al primo contatto fisico. Nel 2003/04 Webber, proprio per svolgere al meglio la fase della riabilitazione, salto’ 51 partite e a queste si sommarono le 8 di stop forzato inflittegli dalla Lega per essere stato coinvolto, ai tempi del College, in una vicenda di scommesse sui risultati. Una volta rientrato, in 23 partite disputate, concluse con 18.7 punti, 8.7 rimbalzi e 4.6 assists. Nei Playoffs i Kings ebbero modo di “vendicarsi” dei Mavs (eliminati per 4-1) ma contro i Wolves, al secondo turno, arrivo’ nuovamente l’eliminazione in Gara 7 ma questa volta per mano dei Timberwolves

Una foto di C-web ai 76ers: putroppo l'esperimento Webber-Iverson non ha dato i frutti sperati.
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In gara 7 Webber si prese il tiro che avrebbe potuto portare la partita agli over-time ma lo sbaglio’. Pero’ la cosa grave non fu tanto questo tiro quanto l’innesto di Webber a stagione inoltrata. Infatti i Kings avevano trovato un’ottima chimica con Divac, Miller e Stojakovic pero’ il ritorno di Chris mise in crisi questi equilibri e cosi’, per la prima volta in 3 anni, Sacramento non riusci’ a vincere la pacific division. Come se non bastasse durante l’estate Stojakovic chiese di essere ceduto. Il motivo di questa richiesta, anche se Peja ufficialmente non lo ha mai ammesso, era legato a Webber: Stojakovic stava disputando un’annata di altissimo livello ma quando torno Chris gli venne chiesto di farsi da parte e di diventare il secondo terminale offensivo della squadra. I risultati di questo cambiamento, come gia’ detto, furono pessimi e Stojakovic (che comunque fece buon viso a cattiva sorte) non fu assolutamente felice di vedere il suo ruolo ridimensionarsi.

La dirigenza dei Kings non acconsenti’ a concretizzare la richiesta fatta da Peja ma durante il 2004/05, a pochi giorni dalla chiusura del mercato, decise di cedere Webber ai 76ers (in cambio di Brian Skinner e Kenny Thomas) lasciando cosi’ a Stojakovic il ruolo di leader assoluto della squadra. Da parte sua Chris, che nelle 46 partite disputate in maglia Kings fino a quel momento aveva collezionato 21.3 punti, 9.7 rimbalzi e 5.5 assists, cerco’ di fare il possibile per adattare il proprio gioco alla nuova squadra. Il duo Iverson-Webber riusci’ a centrare la qualificazione ai playoffs dove pero’ arrivo’ anche l’eliminazione al primo turno (4-1) per mano dei Pistons.

Nonostante i 20.2 punti, 9.9 rimbalzi e 3.4 assists a partita rappresentino a livello di cifre la sua migliore stagione dal 2002/03, questo non fu a sufficienza per permettere ai 76ers di raggiungere i Playoffs edizione 2006. Philly, trascinata per l’appunto dal duo Iverson-Webber, collasso’ proprio nell’ultima parte di stagione regolare facendo nascere non poche polemiche. In estate si parlo’ molto di una possibile cessione di Webber ma l’oneroso contratto di cui disponeva rese impossibile ogni movimento di mercato che lo riguardasse.

Trascorse un paio di settimane dall’avvio di stagione 2006/07 Mo Cheecks, coach dei 76ers, decise di utilizzare Webber con il contagocce soprattutto nei finali di partita e questo ovviamente mando’ su tutte le furie l’ex-Kings che sembrava pronto per essere ceduto. Come un fulmine a ciel sereno, pero’, arrivo’ la decisione di scambiare Iverson seguita qualche giorno dopo dal taglio di Webber. Il suo pesantissimo contratto infatti non interessava a nessuna squadra, dunque l’unico modo per “disfarsene” era quello di tagliarlo. Diventato free-agent entro’ nelle fila della MoTown, sua citta’ natale, dove prese immediatamente il posto di centro titolare. Con lui in quintetto i Pistons, orfani di Ben Wallace (in estate partito per Chicago), tornarono ad essere una delle squadre di vertice ed infatti riuscirono a vincere la Central Division, l’Eastern Conference e arrivarono alle finali di Confernece (dove pero’ furono sconfitti dai Cavs). In stagione regolare concluse con 11.2 punti, 7.2 rimbalzi e 3.1 assists mentre nei playoffs i suoi numeri scesero a 9.9 punti, 6.3 rimbalzi e 1.5 assists. Nella post-season non riusci' mai ad essere un fattore dominante e proprio per questo motivo Joe Dumars, GM dei Bad Boys, decise di non rinnovarlo nonostante C-Web chiese piu' volte un altro ingaggio da una stagione con i Pistons.

Rifiutato dai Pistons inizio’ la stagione regolare nei free-agent dove venne “corteggiato” da molti team che vedevano in  lui una pedina importante per i prossimi playoffs, ma Webber, dopo aver parlato con tutte le squadre, a meta’ Gennaio 2008, decise  di tornare dove la sua carriera era iniziata ovvero a Golden State. Don Nelson, coach dei Warriors, fu entusiasta del ritorno di Chirs e quando comunico’ l’accordo fra le parti disse di volerlo utilizzare come titolare per il resto della stagione.  Sceso in campo per appena undici volte (3.9 punti, 3.6 rimbalzi), pero’, Webber si accorse che il suo fisico martoriato dagli infortuni non rispondeva come previsto e allora in comune accordo con Nelson, per non essere un “peso morto” all’interno dello spogliatoio, decise di ritirarsi definitivamente dal mondo del basket giocato. Riportiamo parte di quanto detto da C-Web nella conferenza stampa relativa al suo ritiro: “Ci sono state tantissime persone che mi hanno supportato durante la mia carriera: i compagni, gli allenatori ed i fans prima di tutti. Ma non mi dimentico nemmeno degli Owner, dei Gm, dei dottori e di tutti gli staff medici che mi hanno aiutato nella mia avventura. Senza di loro non sarei mai arrivato ai massimi livelli ed e’ proprio per questo che oggi voglio ringraziarli tutti. Spero che in futuro potro’ occuparmi ancora di basket in modo da mantenermi in contatto con questo fantastico mondo.

La carriera di Webber ha toccato le squadre di Golden State, Washington, Sacramento, Philadelphia e Detroit per un totale di 831 partite di stagioni regolari nelle quali e’ stato autore di 20.7 punti, 9.8 rimbaliz, 4.2 assists, 1.44 palle rubate ed 1.44 stoppate in 37.1 minuti di utilizzo. Nel 1997 fu per la prima volta All-Star (con Washington) mentre dal 2000 al 2003, per quattro anni fila, venne chiamato a partecipare nella formazione dell’Ovest.

Per scoprire la galleria fotografica di Marshall cliccate sul link sottostante. Buona visione!  


Nba Stars: Chris Webber