La biografia di



Baron Davis
Biografia aggiornata a fine stagione 2007/08

Baron Davis e' nato il 13/04/1979 a Los Angeles in California. Baron fin da piccolo (3/4 anni) era molto vivace e non stava mai fermo, cosi' suo nonno decise di costruirgli un canestro dietro casa dove Baron, con i suoi amici di scuola e di quartiere, aveva la possibilita' di "sfogare" le sue energie nella pallacanestro… Passavano gli anni ma la sua passione per il pallone a spicchi restava intatta e Davis junior trascorreva tutte le estati nelle varie Summer League di L.A. dove aveva anche l'occasione di incontrare dal vivo i suoi campioni. Il suo nome inizio' a diventare famoso fra i play-ground ma il suo gioco non si adattava solo agli 1 contro 1 perche' Baron, oltre a saper penetrare, aveva un fiuto innato per l'assists.

Gia' all'epoca di andare alla High School, Davis, scelse la scuola in grado di prepararlo nel modo migliore sia dal punto di visto scolastico che da quello atletico e cestistico, quindi opto' per la la Crossroad High School, situata sulla spiaggia di Santa Monica, nota per il suo programma sportivo/scolastico. Seguiva i consigli del Coach, si allenava con i compagni di classe, giocava le partite di campionato ed in estate, come in ogni momento di tempo libero, correva al campetto o in palestra per migliorare ogni movimento ed aspetto del suo gioco... Questo continuo lavorare sui fondamentali e sui movimenti, lo porto' ad essere superiore tecnicamente e fisicamente rispetto ai suoi avversari: nel suo ultimo anno con Crossroad venne nominato dal L.A. Times come vincitore del George Yeardley Award ovvero M.V.P. di tutte le High School presenti nel Sud California e chiuse con un parziale di 31 vittorie ed 1 sola sconfitta.

Vista la sua posizione, playmaker, le sue origini, California, ed il suo modo di giocare a 360° grado, punti-rimbalzi-assists, veniva sempre piu' considerato come l'erede di Jason Kidd ovvero l'ultima point-guard di successo prodotto dallo Stato del Sole. La sua fama, e le sue cifre, lo portarono ad essere convocato al McDonald All Star Game, rassegna dei migliori Liceali d'America, e molti college lo avevano in cima alla lista dei giocatori da reclutare assolutamente. Baron Davis aveva le idee chiare e ancora prima di ricevere offerte dalle migliori Universita' del Paese, la sua decisione era una: University of California Los Angels (UCLA) dove avrebbe avuto l'occasione di essere allenato da Steve Lavin.

Davis amava Los Angeles e non vedeva motivo per cambiare citta' quindi fu molto felice di ricevere, ed ovviamente accettare, l'offerta di UCLA. Il suo anno da Freshman, 97-98, lo vide scendere in campo per 32 volte e chiudere con ottime cifre che gli garantirono la nomina di Freshman of the Year: 11.7 punti (52.9% dal campo), 5 assists, 4 rimbalzi e 2.9 recuperi. Baron aveva una mezza idea di rendersi eleggibile per il Draft gia' a fine annata pero' durante il torneo NCAA, nella partita contro Michigan, dopo una schiacciata cadde male e si ruppe i legamenti crociati del ginocchio sinistro. Questo non lo rendeva solo "poco interessante" per gli Scout Nba ma non gli avrebbe permesso di continuare a giocare il torneo NCAA e di allenarsi durante l'estate.

Come previsto l'infortunio fu molto lungo e non gli basto' tutta l'estate per guarire e recuperare, infatti salto' le prime 4 partite di campionato per continuare la riabilitazione del ginocchio. Tornato in campo disputo' un'ottima annata ma con il freno a mano tirato perche' non fu mai al 100% della sua condizione fisica, comunque concluse con 15.9 punti, 2.1 recuperi, 5.1 assits e 3.6 rimbalzi. Concluse l'anno al secondo posto nella classifica della Conference per assists e palle rubate ed al settimo per punti segnati; fece registrare il suo season-high di punti con 27 contro California e Syracuse, e di assists con 11 contro Oregon e Washington State; disputo' un totale di 27 partite di cui le ultime 23 in doppia cifra. Ovviamente non mancarono i riconoscimenti personali come l'inserimento nel terzo quintetto All-American di AP (quintetto composto dai migliori collegiali degli Stati Uniti), l'inserimento nel primo quintetto ideale del ALL PAC 10 e Getorade gli diede il suo premio come giocatore dell'anno 1999.

Finita la stagione da Sophomore torno' a riflettere sulle possibilita' di fare il salto nella NBA, quindi consulto' diverse persone, fra cui Magic Johnson, per sapere il loro parere in merito... Il suo sogno era quello di restare a Los Angeles e se le speranze di essere chiamato a far parte dei Lakers erano basse, i giallo viola non avevano scelte alte al draft, erano molto maggiori le possibilita' di essere preso dai Clippers (che come al solito avevano a disposizione una fra le prime 10 chiamate)... Per questo motivo fece una conferenza stampa dove disse di essere pronto ad entrare nel Draft 1999.

Nel 1999 gli Hornets avevano a disposizione la terza chiamata assoluta ed i progetti della squadra erano quelli di ottenere dal draft un playmaker sul quale innestare la costruzione del futuro della franchigia. Proprio per questo Charlotte, dopo averlo visto in campionato e nei vari camp pre-draft, chiese a Davis di presentarsi per un provino privato. Davis voleva restare a tutti i costi nella sua citta' natale, Los Angeles, quindi opto' per non presentarsi a questo provino (disse di non stare bene); il suo sembrava un piano perfetto: Chicago e Vancouver (in ordine prima e seconda scelta assoluta al Draft) non avevano mostrato segni di interesse verso di lui, al numero tre chiamavano gli Hornets ed al numero quattro i Clippers, non presentandosi all'invito di Charlotte, sempre secondo l'idea di Davis, gli Hornets avrebbero puntato su qualche altro giocatore e lui sarebbe finito, o per meglio dire restato, a Los Angeles...

Charlotte non diede nessuna risposta (negativa o positiva) al comportamento poco sportivo di Baron ma gli Scout della franchigia avevano visto abbastanza per puntare comunque su di lui, quindi la notte del Draft Baron Davis fu chiamato proprio dagli Hornets. Nella sua stagione da rookie partendo sempre dalla panchina e disputando un totale di 18.6 minuti a serata produsse: 5.9 punti, 3.8 assists, 2 rimbalzi e 1.18 palle rubate. Davis continuava ad allenarsi pero' i progressi faticavano ad arrivare perche' non solo doveva ambientarsi al livello tecnico del nuovo campionato e ai nuovi avversari, ma, per la prima volta nella sua vita, viveva lontano dalla sua amata citta', dai suoi amici e dalla sua famiglia. Terminato il 99-00 (con l'eliminazione degli Hornets per mano dei 76ers nei playoffs) alcuni giornalisti ed opinionisti sportivi non si fecero tanti problemi a considerarlo come un "bidone" oppure un "errore" della franchigia: le sue cifre non erano sicuramente quella di una terza chiamata assoluta al Draft...

Baron Davis, ovviamente, non fu felice di queste parole e quindi appena finito il campionato, al posto di prendere il primo aereo per la sua amata Los Angeles, stupi' tutti restando a Charlotte ancora per un mese un mezzo: ogni settimana si recava in palestra 5 giorni su 7 e sotto la guida di Jeff Bower, ex giocatore e vice General Manager degli Hornets, miglioro' il suo fisico ed ogni aspetto del suo gioco... Finalmente torno' ad L.A. ma piuttosto che riposarsi prese parte a tutte le Summer League possibili ed immaginabili per crescere e migliorare ancora. Al Training camp della stagione 00-01 i miglioramenti erano cosi' evidenti che Davis fu proiettato in quintetto per tutta la stagione dove passo' a 82 partite da titolare (38.9 minuti a serata) con 13.8 punti, 7.3 rimbalzi, 5 rimbalzi e 2.07 recuperi. Guido' gli Hornets, con l'aiuto di Mashburn, ad un edizione memorabile dei playoffs dove sfiorarono le Finali della Eastern Conference (furono eliminati in Gara 7 delle SemiFinali dai Bucks di Big Dog Robinson). L'anno seguente fu l'ultimo degli Hornets a Charlotte e Baron Davis disputo' un ottima stagione regolare, convocato per la prima volta al All Star Game, ma diede il meglio di se' nelle 9 partite di playoffs: 22.6 punti, 7 rimalzi, 7.9 assists e 3.5 recuperi ad incontro!!

In estate fu chiamato a prendere parte al mondiale di Indianapolis ma gli infortuni limitarono molto il suo gioco ed anche nella prima stagione a New Orleans fu costretto a star fermo per ben 32 partite. Fece registrare un calo in tutte le statistiche: 17 punti, 3.7 rimbalzi e 6.4 assists. Torno' per i playoffs ma era troppo lontano dalla sua miglior condizione fisica cosi' arrivo l'eliminazione, senza tanti problemi, per mano dei 76ers di Iverson.

Nella stagione 2003/04 fece registrare un avvio di stagione “super” ma sfortunatamente fu costretto a fermarsi nuovamente per un infortunio alla caviglia. In totale disputo una totale di 67 partite in cui viaggio’ ad una media di 22.9 punti, 4.3 rimbalzi e 7.5 assists. Gli Hornets, nel loro ultimo anno nella Eastern Conference, si qualificarono per i playoffs dove pero’ furono eliminati dagli Heat in 7 gare. Davis, nell’estate del 2004, per bocca del suo agente, fece sapere alla stampa che sarebbe stato felice di essere ceduto perche’ la dirigenza da anni non faceva una campagna acquisti per rinforzare la squadra… La risposta degli Hornets fu immediatamente negativa ma la situazione precepito’ rapidamente: Mashburn fu dato come out per tutto il 04/05, Magloire si infortuno’ ed anche Davis fu costretto a fermarsi per i “soliti” problemi alla schiena. New Orleans, senza tre quinti dello starting five, precepito’ in fondo alla Western Division e a poche ore dalla chiusura del mercato (meta’ febbraio 2005) gli Hornets decisero di fare “piazza pulita”: dopo Wesley (scambiato con i Rockets) anche il Barone (accusato fra l’altro di metterci troppo tempo a guarire) fu ceduto. Lo scambio vide New Orleans cedere Baron Davis ai Golden State i quali come contropartita inviarono Claxton e Dale Davis (quest’ultimo immediatamente tagliato).

Bisogna subito sottolineare che Davis, una volta integratosi con i nuovi compagni di squadra, riusci' a guidare i Warrios ad una striscia di otto vittorie consecutive riportando “vita e speranza” alla Arena di Oakland. I fans di Golden State, grazie al successo finale della propria squadra, speravano in un 2005/06 di altissimo livello con il tanto atteso ritorno ai playoffs. Complessivamente il nuovo leader della franchigia concluse con 19.2 punti, 3.8 rimbalzi e 7.8 assists. Nel 2005/06 (prima stagione completa di Davis in maglia Warriors) le aspettative dei tifosi della Baia furono, per l'ennesima volta, destinate a naufragare nel giro di un paio di mesi. Davis, nonostante le cifre lo proiettassero fra i primi 5 playmaker di tutta la Lega (17.9 punti, 4.4 rimbalzi e 8.9 assists), dovette fare i conti con gli infortuni (schiena e caviglia) che lo costrinsero a restare fermo per quasi meta' annata. Quando ritorno' in azione sano al 100% il Team, finito in fondo alla Pacific Division gia' dall'avvio del campionato, non riusci' piu' a riprendersi. Per l'estate erano attesi grossi cambiamenti nel roster di Golden State, anche se difficilmente lo avrebbero riguardato in prima persona, ma alla fine l'unico movimento di mercato riguardo' il liceziamento del vecchio coach e l'assunzione di Don Nelson come capo allenatore.

Per giudicare l’annata 2006/07 (20.1 punti, 4.4 rimbalzi, 8.1 assists) di Davis, come per quella di tutti i Warriors (ma anche i Mavs), bisogna utilizzare due metri: uno riguardante la stagione regolare e l’altro i playoffs. Innanzitutto, pero’, e’ doveroso ricordare quanto fatto da Davis che, nelle vesti di capitano della squadra, porto’ Golden State ai Playoffs (da dove mancava dal 1994) e una volta nella post-season non si fece spaventare dai Mavs (squadra da quasi 70 vittorie stagionali) riuscendo a mettere a segno uno dei colpi’ piu’ clamorosi nella storia della NBA. Golden State infatti scrisse la storia come la prima franchigia qualificatasi al numero otto del tabellone a battere quella al numero 1 da quando il primo turno e’ stato portato a 7 partite. Dallas non riusci’ mai a limitarlo e l’impronta del Barone nella serie  risulto’ fondamentale per arrivare al 4-2 finale. Al secondo turno, contro i Jazz, Davis elevo’ i suoi numeri (25.6 punti, 7.6 assists, 4.2 rimbalzi) ma Utah trionfo’ senza troppi problemi come dimostra il punteggio finale di  4-1. I playoffs di Baron si conclusero con 25.3 punti, 6.5 rimbalzi e 4.5 assists di media. L’altra faccia della medaglia di un campionato simile, e qui ci ricolleghiamo al discorso fatto inizialmente, riguarda l’impegno di Davis mostrato nel campionato 2006/07: solo grazie alle ultime partite il Barone fu in grado di portare i Warriors ai playoffs e nel caso non ci fosse riuscito l’opinione pubblica sembrava gia’ pronta a criticarlo.

Vediamo come ha concluso il 2007/08:

Punti
Rimbalzi
Assists
21.8
4.7
7.6

Per la prima volta dal 2001-02 Davis riesce a scendere in campo per tutte le 82 partite di stagione regolare  ma questo non basta per portare Golden State alla post-season 2008. I Warriors, dopo un avvio “turbolento”, hanno iniziato a macinare vittorie su vittorie concludendo il campionato a 48 “W” purtroppo per loro, pero’, non sono state a sufficienza per agguantare una posto nei playoffs ’08 dove l’ottavo piazzamento e’ stato assegnato ai Nuggets. Se da una parte e’ vero che il campionato 2007/08 e’ stato uno dei piu’ “agonistici” di tutti i tempi (per la prima volta nella storia della NBA sono necessarie 50 vittorie per qualificarsi ottavi) , dall’altra e’ altrettanto innegabile che i Warriors abbiano deluso le aspettative nate al termine del 2006/07. Golden State infatti sembrava finalmente avere trovato una sua dimensione ed invece l’Oracle Arena torna a chiudere i battenti a meta’ Marzo. Per quanto riguarda Davis nello specifico e’ indubbiamente l’uomo immagine della franchigia ed il suo rendimento trascina tutto il gruppo nel bene e nel male. Nell’ultima settimana di campionato, quella decisiva per la qualificazione, ha sbagliato i due match chiave (contro Denver per mantenere l’ottavo posto 1/9 e contro i Suns per non essere eliminati 2/13) ma utilizzarlo come capro espiatorio di tutti gli errori dei Warriors sarebbe ingiusto.

Il suo contratto prevede ancora un anno di ingaggio ma in estate puo’ utilizzare una clausola per diventare free-agent e quindi negoziare un’estensione con i Warriors oppure spostarsi in qualsiasi altra squadra. Davis non ha mai voluto discutere (almeno pubblicamente) del suo futuro ma secondo alcune fonti sembra incline a “gettarsi” sul mercato.

Per scoprire la galleria fotografica di Davis cliccate sul link sottostante. Buona visione!  


Nba Stars: Baron Davis