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08/03/2011

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Miami Heat


Orlando Magic

Crisi Heat: Spoelstra, LBJ e Van Gundy spiegano il loro punto di vista

Heat

Magic
08/03/2011 - Domenica sera gli Heat sono stati sconfitti 87-86 per mano dei Bulls e nella conferenza stampa post-partita Erik Spoelstra ha detto che negli spogliatoi alcuni giocatori avevano gli occhi lucidi mentre altri stavano piangendo. Spoelstra non ha fatto nomi, ma la sua panchina è la più calda di tutta la lega perché nonostante il trio stellare (Wade, James, Bosh) unito alle presenza di tanti veterani che hanno optato per firmare con gli Heat (come Mike Bibby, Erick Dampier, Zydrunas Ilgauskas, Eddie House) la squadra situata nel sud della Florida fa fatica a battersi con i team dal record vincente e quella contro i Bulls è stata la quarta sconfitta filata. In vista dei playoffs sono tutti dati allarmanti e considerata la pressione che c’è sui Rosso-Neri i mass-media discutono quasi ininterrottamente dei problemi di Miami. Ieri Spoelstra ed i suoi giocatori si sono allenati a porte chiuse, mentre oggi il coach ha incontrato la stampa non rispondendo alle domande su chi fosse a piangere, ma piuttosto replicando: “Questo è un tipico caso di esagerazione per generare interesse nell’opinione pubblica e voi - prosegue Erik riferito ai giornalisti - ne siete la causa. Abbiamo dei ragazzi molto emotivi che nello spogliatoio, dopo una partita, lo sono ancora di più. Dopo una sconfitta ci sono teste basse, occhi lucidi e cose di questo tipo. Tutto, però, senza esagerare.
Il nome più “gettonato” quando gli Heat sono in crisi è quello di Stan Van Gundy non perché potrebbe guidare la panchina di Miami, ma per il suo passato: quando nel 2006 il team era pronto per vincere il titolo, Van Gundy venne esonerato a stagione in corso quindi Riley prese il suo posto e portò Wade e soci a vincere il primo (e sinora unico) anello nella storia della franchigia. Intervistato sulla propria idea riguardante gli Heat e la possibilità di vedere Spoelstra seguire le sue orme di esonerato, Van Gundy non ipotizza nulla per il collega preferendo piuttosto far conoscere il suo punto di vista su Miami: “Mi viene sempre un po’ da sorridere quando vedo team scrutinati all’inverosimile dai mass-media quando arrivano un paio di sconfitte. Il mio consiglio per non finire sotto il mirino dei giornalisti è quello di non fare una festa come quella per celebrare un titolo quando non l’hai ancora vinto. Quando inviti pubblico, mass-media e celebrità per portare l’attenzione di tutti sulla tua squadra e fai una festa come se avessi vinto il titolo allora è normale che poi tutti i riflettori siano su di te.” Le parole di Van Gundy si riferiscono ovviamente alla festa indetta da Miami nel corso dell’estate 2010 quando, una volta firmati Wade, Bosh e James, chiamarono televisioni e pubblico in occasioni di una festa fatta in un’American Airlines Arena stracolma per celebrare l’arrivo (e la conferma nel caso di Wade) dei tre free-agent più ambiti del mercato. Dal lato economico la mossa è stata vincente (le magliette sono subito andate a ruba). Dal lato delle aspettative, però, sono subito schizzate a livelli altissimi (qualsiasi risultato all’infuori del titolo sarà un fallimento) dunque è difficile dare torto a Van Gundy per la sua affermazione.
Le parole di Spoelstra, stando ad alcune fonti, potrebbero aver lasciato il segno in LeBron James perché violano l’intimità dello spogliatoio e abbassano la fiducia dei giocatori riposta nel proprio allenatore. Pubblicamente, però, LBJ continua a dare supporto al proprio coach: “Rimaniamo insieme. Spo è il capitano della nave e noi restiamo dietro lui a prescindere da quello che dice. Non c’è nessuna differenza.” commenta James che poi conclude: “Spo ha la possibilità di fare una conferenza stampa e dire cosa vuole sulla squadra. Noi restiamo con lui e dietro di lui.