Crisi Heat: Spoelstra, LBJ e Van Gundy spiegano il loro punto di vista
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Il nome più “gettonato” quando gli Heat sono in crisi è quello di Stan Van Gundy non perché potrebbe guidare la panchina di Miami, ma per il suo passato: quando nel 2006 il team era pronto per vincere il titolo, Van Gundy venne esonerato a stagione in corso quindi Riley prese il suo posto e portò Wade e soci a vincere il primo (e sinora unico) anello nella storia della franchigia. Intervistato sulla propria idea riguardante gli Heat e la possibilità di vedere Spoelstra seguire le sue orme di esonerato, Van Gundy non ipotizza nulla per il collega preferendo piuttosto far conoscere il suo punto di vista su Miami: “Mi viene sempre un po’ da sorridere quando vedo team scrutinati all’inverosimile dai mass-media quando arrivano un paio di sconfitte. Il mio consiglio per non finire sotto il mirino dei giornalisti è quello di non fare una festa come quella per celebrare un titolo quando non l’hai ancora vinto. Quando inviti pubblico, mass-media e celebrità per portare l’attenzione di tutti sulla tua squadra e fai una festa come se avessi vinto il titolo allora è normale che poi tutti i riflettori siano su di te.” Le parole di Van Gundy si riferiscono ovviamente alla festa indetta da Miami nel corso dell’estate 2010 quando, una volta firmati Wade, Bosh e James, chiamarono televisioni e pubblico in occasioni di una festa fatta in un’American Airlines Arena stracolma per celebrare l’arrivo (e la conferma nel caso di Wade) dei tre free-agent più ambiti del mercato. Dal lato economico la mossa è stata vincente (le magliette sono subito andate a ruba). Dal lato delle aspettative, però, sono subito schizzate a livelli altissimi (qualsiasi risultato all’infuori del titolo sarà un fallimento) dunque è difficile dare torto a Van Gundy per la sua affermazione.
Le parole di Spoelstra, stando ad alcune fonti, potrebbero aver lasciato il segno in LeBron James perché violano l’intimità dello spogliatoio e abbassano la fiducia dei giocatori riposta nel proprio allenatore. Pubblicamente, però, LBJ continua a dare supporto al proprio coach: “Rimaniamo insieme. Spo è il capitano della nave e noi restiamo dietro lui a prescindere da quello che dice. Non c’è nessuna differenza.” commenta James che poi conclude: “Spo ha la possibilità di fare una conferenza stampa e dire cosa vuole sulla squadra. Noi restiamo con lui e dietro di lui.”