24/05/2010 - Il primo tassello a cambiare nello staff dei Cleveland Cavaliers, sempre in attesa di conoscere quale sarà il futuro di LeBron James, è l’allenatore Mike Brown. In cinque anni alla guida della franchigia targata Ohio ha vinto (quasi) tutto: titolo di division, di conference e premio di allenatore dell’anno. L’unico spazio rimasto vuoto nella propria bacheca è l’anello di campione Nba e proprio l’incapacità di guidare la squadra verso questo traguardo, sfiorato nel 2007, gli è costata il posto di lavoro. Come anticipato da oltre una settimana la dirigenza dei Bianco-Rossi aveva la possibilità di attivare una clausola entro il 23/05, domenica, per licenziarlo senza dovergli pagare tutto l’ingaggio garantito in previsione nel 2010/11 (ovvero 4.5 milioni di dollari). I risultati degli ultimi tre anni hanno avuto la meglio e oggi l’owner Dan Gilbert in un breve comunicato stampa ne annuncia il sollevamento dall’incarico. Nel 2007, come anticipato qualche riga sopra, Cleveland lasciò tutti a bocca aperta arrivando in finale dove, però, fu costretta ad arrendersi davanti ai San Antonio Spurs. Nel 2008 la squadra si fermò al cospetto dello strepitoso Big Three targato Celtics nelle semi-finali di Conference. Dodici mesi fa Cleveland fece un passo avanti centrando la finale di Conference, ma fu battuta dagli Orlando Magic. Quest’anno l’obiettivo era solo uno: arrivare in finale e almeno lottare alla pari per vincere l’anello (e convincere James a restare). La realtà, nonostante le addizioni di Shaquille O’Neal e Antawn Jamison, è stata ben lontana da quanto ci si aspettava con la scioccato eliminazione 4-2 di nuovo nelle semi finali di conference e di nuovo per mano dei Boston Celtics (nonostante il fattore campo fosse a favore di Cleveland). In attesa di conoscere i potenziali sostituti di Coach Brown concludiamo con le parole di addio arrivata dal GM Danny Ferry: “Mi sono davvero divertito a lavorare al fianco di Mike Brown. Mike ha giocato un ruolo decisivo nel trasformare di 360° la mentalità della squadra nell’arco di cinque anni. Prima di lui non c’era di nulla di quanto vediamo oggi: lavoro in allenamento, un’entità difensiva della squadra e una tradizione vincente erano tutte caratteristiche che non potevi trovare a Cleveland.”