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30/11/2008

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New York Knicks

Marbury, vicino al taglio, spara a zero sui Knicks

Knicks
30/11/2008 - La soap opera di Marbury - Knicks sembra sia giunta al capo linea dal momento che lo stesso Donnie Walsh, in un’intervista rilasciata ieri con la stampa della Grande Mela si dice deciso a risolvere la situazione nel piu’ breve tempo possibile perche’ sta iniziando a diventare una distrazione troppo grossa per tutto l’organico della squadra (a partire dalla dirigenza sino ad arrivare ai tifosi passando, ovviamente, per coach e giocatori). Stando a fonti anonime nelle prossime 24/48 ore le parti, Marbury non ha un agente e si rappresenta da solo, dovrebbero arrivare ad un accordo per una buona uscita che si aggirerà intorno ai 20 milioni di dollari (il contratto originale ne prevedeva 21.5 per il 07/08). I Miami Heat, appresa questa notizia, si sarebbero subito messi in contatto con Starbury; tuttavia alcune “gole profonde” tornano ad ipotizzare quanto riportato gia’ un paio di settimane fa ovvero che Stephon, come clausola della rescissione, se vorrà tornare a giocare nel 08/09 lo potrà fare solo nelle Wester Conference.
Mentre restiamo in attesa di un riscontro ufficiale, segnaliamo quanto Marbury ha dichiarato alla stampa nelle ultime 24 ore. Venerdi’, come avevamo riportato nelle news del 28/11, il numero 3 dei Bianco-Arancio aveva gia’ parlato con il New York Post e l’aveva fatto con toni “moderati”, invece, oggi Marbury da libero sfogo a tutta la sua frustrazione e spara a zero su tutta la squadra: “Mi sono seduto in panchina per tre settimane e non ho sentito volare una mosca. Mi spiego, nessuno si e’ mai chiesto: ‘ Perche’ Stephon non gioca? Perche’ non si unisce al nuovo sistema di gioco e ci da’ una mano? Perche’ non fa parte delle seconde linee?’ Nessuno si interessava a me e io me ne stavo zitto per i fatti miei. Quando poi la situazione e’ degenerata gente come Quentin Richardson salta su a dichiarare: ‘Non ti considerano un mio compagna di squadra, non fai parte dei Knicks.’ Mi viene spontaneo domandarmi: ma quando ero rilegato in fondo alla panchina non ero un suo compagna di squadra? Non ero parte dei Knicks? Quanto tutto andava per il meglio mi lasciavano in disparte, mi consideravamo come morto. E’ come trovarsi in una fossa durante una guerra: se quando esci devi prendere un colpo in testa e morire, allora speri che a spararti sia il nemico; nel mio caso il colpo in testa mi e’ arrivato dai miei compagni. Non mi rispettano nemmeno in queste situazioni.” Nel suo monologo c’e’ spazio (ovviamente) pure per coach D’Antoni: “Mike non ha mai avuto la minima intenzione di farmi giocare e mi ha sempre mancato di rispetto. Pur di tenermi lontano ha addirittura messo nel roster Gallinari. Danilo ha saltato tutto il traning camp per un infortunio e nonostante fosse lontano dalla perfetta forma fisica ha preferito mettere in squadra lui e non me. Mike sapeva che ero nell’ultimo anno di contratto e quindi ero disposto a fare ogni cosa che mi avrebbe chiesto, ma c’e’ un limite a tutto e quel limite e’ stato superato.” Nemmeno Walsh viene risparmiato: “Non penso si sia comportato bene. Mi ha sospeso e multato basandosi solo su quello che Mike D’Antoni gli ha detto. Io non sono stato convocato per spiegare la mia versione dei fatti. Anche questa e’ una mancanza di rispetto.” Non ci resta che attendere il prossimo capitolo della saga Marbury-Knicks con la speranza che sia l’ultimo.