Marbury, vicino al taglio, spara a zero sui Knicks
Knicks
Mentre restiamo in attesa di un riscontro ufficiale, segnaliamo quanto Marbury ha dichiarato alla stampa nelle ultime 24 ore. Venerdi’, come avevamo riportato nelle news del 28/11, il numero 3 dei Bianco-Arancio aveva gia’ parlato con il New York Post e l’aveva fatto con toni “moderati”, invece, oggi Marbury da libero sfogo a tutta la sua frustrazione e spara a zero su tutta la squadra: “Mi sono seduto in panchina per tre settimane e non ho sentito volare una mosca. Mi spiego, nessuno si e’ mai chiesto: ‘ Perche’ Stephon non gioca? Perche’ non si unisce al nuovo sistema di gioco e ci da’ una mano? Perche’ non fa parte delle seconde linee?’ Nessuno si interessava a me e io me ne stavo zitto per i fatti miei. Quando poi la situazione e’ degenerata gente come Quentin Richardson salta su a dichiarare: ‘Non ti considerano un mio compagna di squadra, non fai parte dei Knicks.’ Mi viene spontaneo domandarmi: ma quando ero rilegato in fondo alla panchina non ero un suo compagna di squadra? Non ero parte dei Knicks? Quanto tutto andava per il meglio mi lasciavano in disparte, mi consideravamo come morto. E’ come trovarsi in una fossa durante una guerra: se quando esci devi prendere un colpo in testa e morire, allora speri che a spararti sia il nemico; nel mio caso il colpo in testa mi e’ arrivato dai miei compagni. Non mi rispettano nemmeno in queste situazioni.” Nel suo monologo c’e’ spazio (ovviamente) pure per coach D’Antoni: “Mike non ha mai avuto la minima intenzione di farmi giocare e mi ha sempre mancato di rispetto. Pur di tenermi lontano ha addirittura messo nel roster Gallinari. Danilo ha saltato tutto il traning camp per un infortunio e nonostante fosse lontano dalla perfetta forma fisica ha preferito mettere in squadra lui e non me. Mike sapeva che ero nell’ultimo anno di contratto e quindi ero disposto a fare ogni cosa che mi avrebbe chiesto, ma c’e’ un limite a tutto e quel limite e’ stato superato.” Nemmeno Walsh viene risparmiato: “Non penso si sia comportato bene. Mi ha sospeso e multato basandosi solo su quello che Mike D’Antoni gli ha detto. Io non sono stato convocato per spiegare la mia versione dei fatti. Anche questa e’ una mancanza di rispetto.” Non ci resta che attendere il prossimo capitolo della saga Marbury-Knicks con la speranza che sia l’ultimo.