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Miami Heat
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Phoenix Suns
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Dragic: Phoenix non è una squadra “leale” come Miami o San Antonio

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Suns
06/01/2016 - L'implosione dell'organico dei Phoenix Suns, notizia che sta tenendo banca dallo scorso fine Dicembre, può essere una sorpresa per molti, ma di sicuro non lo è per uno degli ex-uomini franchigia del club targato Arizona ovvero Goran Dragic.
Quest'ultimo, 29 anni, dodici mesi fa comunicava alla dirigenza di Phoenix la decisione di non aver alcun intenzione di firmare un contratto una volta iniziata l'off-season e quindi, in quanto free-agent senza restrizioni, di voler cambiare squadra. Vista la situazione i Suns, pur di non perderlo in cambio di nulla, imbastirono una trade a tre con Heat e Pelicans (Goran venne mandato a Miami) ottenendo future scelte al draft, Danny Granger e John Salmons. Sino ad oggi Dragic non era mai sceso nei dettagli di ciò che lo aveva spinto ad andarsene, ma la sopracitata crisi dei Suns lo ha riportato sull'argomento.
Essere a Phoenix ti fa sentire come in un team dove nulla è ben definito e qualcosa può sempre cambiare ad ogni momento. Non sono una squadra come Miami o San Antonio. Quelli sono team che una volta trovato un giocatore speciale allora diventano leali per sempre.” Esordisce Dragic prima di scendere nei dettagli della motivazione di “levare le tende”: l'arrivo di Isaiah Thomas avvenuto nell'off-season 2014, ovvero l'ennesima guardia in un team dove tale ruolo era già abbondantemente coperto. “Io e Bledsoe avevamo costruito un'ottima chimica, giocavamo bene insieme e con noi tutta la squadra girava bene. Tutti si aspettavano che dal mercato arrivasse un lungo perchè era quello di cui avevamo più bisogno, ma la dirigenza fece un'altra mossa, decisero di prendere un'altra guardia e fu dura.” Ricorda Dragic che non nasconde il rammarico per tale scelta: “ Io personalmente mi sentii un po' frustrato. Fu dura specialmente per me poiché ero la guardia titolare che stava più in campo e visto le carenze degli altri reparti dovevo anche marcare le ali piccole. E' stata dura, ma loro hanno fatto le scelte che hanno fatto.
Nel 2013/14, stagione antecedente all'addio dello “scontento” Goran, i Suns furono una delle sorprese più eclatanti del campionato. Reduci da un record tutt'altro che speranzoso (conclusero il 2013 con 28-54) iniziarono il campionato 2013 a suon di vittorie e rimasero in lotta sino all'ultima partita per un posto nelle migliori otto. Sfortunatamente vennero esclusi dalla post-season perchè il record finale di 48-34 li proiettava al nono posto nel ranking della Western Conference (mentre ad Est sarebbe valso il terzo/quarto posto). “E' sempre bello quando vai oltre ogni aspettativa e riesci a vincere 48 o 49 partite e allora attendi di fare ancora meglio l'anno seguente raggiungendo magari le 50 o 55.” Prosegue Dragic, prima di concludere: “Quando finimmo il campionato pensavo ancora che il team fosse valido, ma la stagione successiva mi accorsi che la chimica non c'era più, non era più come l'anno prima.”.
Phoenix al momento vanta il secondo peggior record della Western Conference con un 12-25 che include una striscia di nove partite perse consecutivamente fra le quali Philadelphia 76ers e Los Angeles Lakers privi di Kobe. Oltre ai problemi in campo i Suns devono anche fare fronte ad una panchina traballante e all'assenza di una leadership nello spogliatoio.