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18/05/2014

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L.A. Clippers
L.A. Clippers

Sterling non paga, l'NBA è pronta per la battaglia legale

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Clippers
18/05/2014 - L’eliminazione dei Clippers dalla post-season non arresta la soap-opera innescata da Donald Sterling con i propri commenti razzisti indirizzati alla comunità afro-americana. Ricapitolando brevemente l’accaduto tutto è nato circa un mese fa quando il network TMZ ha pubblicato un estratto di un discorso fra Sterling e la sua fidanzata V. Stiviano nel quale la riprendeva con toni pesantemente razzisti per essersi fatta fotografare con Magic Johnson. Dopo lo sdegno di tutta l’nba e non solo (addirittura è intervenuto Barak Obama) è seguita una multa da 2.5 milioni di dollari e la sospensione a vita da qualsiasi attività e/o locazione che coinvolga l’NBA. Adam Silver, nuovo commissioner, si è ugualmente impegnato per mettere in agenda al prossimo meeting degli owner una votazione che se avrà esito positivo (almeno il 75% dei voti) costringerà Sterling a vendere i Clippers (è atteso il 100% a favore di Silver). In un’intervista con la CNN Donald, circa una settimana fa, ha chiesto scusa per le proprie affermazioni, ma l’NBA le ha rifiutate ed oggi era atteso il pagamento della sopracitata multa da 2.5 milioni di dollari (il massimo consentito dalla Lega). Ed è proprio a tale riguardo che i riflettori tornano, ammesso si siano mai spostati, su Los Angeles: Donald non ha pagato l’ammenda, ma piuttosto ha ingaggiato un avvocato per intavolare una causa nei confronti della NBA.
Secondo quanto trapela da informatori del noto quotidiano sportivo americano “Sport Illustred”, nella lettera l’avvocato ingaggiato da Sterling, Max Blecher esperto di anti trust, afferma che il proprio cliente non deve pagare alcuna somma poiché nel regolamento della Lega non c’è alcuna citazione esplicita per violazioni come quella commessa da Donald. Blecher, come già emerso nei giorni scorsi, da una parte ha ragione perché non c’è nessun articolo della costituzione NBA che parli esplicitamente di commenti razzisti, tuttavia l’espulsione di owner viene considerata applicabile nel caso in cui quest’ultimo crei un considerevole danno d’immagine (e l’intervento di Obama sulla situazione non sembra lasci molti dubbi sull’argomento). Inoltre se Sterling proseguirà nella scelta di non pagare l’ammenda, i legali NBA avranno una nuova “arma” a propria disposizione. L’articolo 13 paragrafo D prevede il pagamento di una multa inflitta dalla Lega ad un proprietario entro 30 giorni da quando gli è stata recapitata a prescindere che lui la reputi giusta o meno e non ha alcun modo di rifiutarla, respingerla o controbatterla. Nel caso un proprietario non la paghi allora l’NBA potrà decidere di terminare la sua partnership all’interno della Lega. Sterling, quando acquistò i Clips (ricordiamo che Donald è il più longevo proprietario attuale di un club NBA ), prese visione del regolamento quindi lo sottoscrisse. Avendolo firmato e trattandosi di un regolamento molto dettagliato sembra impossibile, almeno secondo il parare degli esperti di leggi legate alle franchigie sportive professionistiche, che possa vincere una causa contro la Lega in un aula di tribunale.
Parlando di tribunale, ed in attesa delle prossima mossa, concludiamo ricordando che probabilmente le cause alle quale dovranno prendere parte i legali della NBA saranno due: una contro Donald e l’altra contro l’ex-moglie Shelly che continua a non avere alcuna intenzione di cedere la propria quota di azioni. Anche in questo caso il regolamento, però, parla chiaro: quando acquistò il 50% delle azioni dal marito avrebbe dovuto sottoporre la propria candidatura di owner al comitato proprietari NBA che di conseguenza sarebbe stato chiamato ad esprimere la propria opinione (favorevole/contraria) tramite il voto. Tale introduzioni, quindi il voto, non è mai avvenuto perciò Shelly non si può considerare un owner NBA.