14/04/2014 - Come anticipato la settimana scorsa Joe Dumars, in scadenza di contratto il prossimo 30 giugno, ha deciso di non attendere oltre quindi rassegnare le proprie dimissioni. Matematicamente eliminati dalla post-season ormai da settimane, ma in realtà mai seriamente in corsa per un piazzamento fra le migliori otto della Eastern, la dirigenza non aveva mai nascosto il proprio malcontento per la campagna acquisti 2013 (costati milioni di dollari e valsa, per ora, zero) compiuta da Dumars. Da qui la decisione di non rinnovarlo più. “E’ ora di girare la pagina di uno stupendo capitolo e di iniziare a scriverne uno nuovo.” E’ come esordisce nell’ultima conferenza stampa da dirigente dei Pistons Joe Dumars: “In questi 29 anni trascorsi fra giocatori ed esecutivo ho avuto la possibilità di incontrare e lavorare con delle persone davvero stupende e sono orgoglioso dei nostri risultati. Tom Gores e la dirigenza vogliono dare un’importante vincente alla squadra quindi continueranno a migliorare la franchigia.” Gores, subentrato alla vecchia dirigenza nel 2011, non si era mai lamentato della perenne condizione di “team in ricostruzione” in cui anno dopo anno vertevano i Pistons, o almeno non lo aveva mai fatto sino all’attuale campionato quando, come anticipato, ha visto le addizioni Josh Smith e Brandon Jennings non dare i risultati sperati. Allora ha deciso di voltare pagina: “Joe Dumars è un grande campione e questo significa tantissimo per questa franchigia e per l’intera comunità. Giriamo pagina con il massimo rispetto per quello che ha fatto non solo da giocatore, ma anche per quanto svolto da dirigente e come persona. Ha sempre rappresentato questa squadra e l’NBA con la massima dignità.” Sono le parole di addio del sopra citato Gores.
Dumars resterà comunque all’interno dell’organizzazione Bianco-Blu senza ruoli dirigenziali/decisionali, ma come consigliare personale della proprietà. Selezionato al draft 1985 dai Pistons Joe non è mai stato in un’altra organizzazione differente da Detroit. Quando concluse la sua carriera da giocatore, nel 1999 e con due anelli (vinti nel 1989 e 1990), entrò nel management come presidente dei giocatori quindi fu passato a presidente delle operazioni. Nel 2003 vinse il trofeo di dirigente dell’anno e dodici mesi più tardi i suoi Pistons, costruiti con gli scarti delle altre squadre, alzarono al cielo il titolo di campioni NBA. Il declino, dopo aver sempre raggiunto (come minimo) le finali di conference dal 2000 al 2008, dei Bad Boys iniziò nel 2009 quando Billups venne ceduto ai Nuggets per Iverson. The Answer non si ambientò mai e lo stesso fecero gli innesti di Ben Gordon e Charlie VIllanueve (tre buchi nell’acqua). Stessa sorte, almeno in base a quanto visto quest’anno, è toccata ai sopracitati Smith e Jennings.