Cunningham secondo arresto in meno di quattro giorni
Wolves
Il secondo arresto è collegato al primo dunque, per chi non avesse seguito la vicenda, ricapitoliamo brevemente l’accaduto. Arrivato, almeno secondo quanto ricostruito dai fatti, a 8 mesi di fidanzamento/convivenza senza alcun problema Dante, venerdì mattina, è stato arrestato ed accusato di violenza domestica in quanto querelato da una donna di Minneapolis (appunto la sua fidanzata, ora probabilmente ex) di averla strangolata per 10/15 secondi in seguito ad un’animata discussione. La ragazza, il cui nome non è stato reso noto, si era chiusa nella camera da letto perché il giocatore dei Wolves sembrava essersi scaldato troppo, ma è servito a poco perché Cunningham ha sfondato la porta quindi l’ha strozzata per 15 secondi. Fortunatamente ritornato in se prima di fare danni irreversibili, Dante, all’alba di venerdì scorso (ore 6 del mattino) è poi stato arrestato quindi ha saltato il match con Miami. Uscito di prigione, in attesa del processo, è subito volato in Florida dove ha disputato il match di sabato contro Orlando.
Il viaggio ed il giorno di riposo (ieri), però, non gli sono giovati molto e tanto meno gli hanno “raffreddato” lo spirito perché questa mattina (fuso orario americano) Dante è stato di nuovo arrestato. Questa volta l’accusa è legata al fatto di aver violato quanto disposto dal giudice ovvero di non entrare in alcun modo in contattato con la vittima. Cunningham, infischiandosene di quanto disposto dalle autorità, ha inviato uno o più messaggi alla donna che, spaventata dal contenuto, si è subito recata in commissariato. La polizia, stando a quando leggiamo oggi nel comunicato stampa, ha giudicato le parole di Dante: “senza dubbio dirette alla vittima e considerate a livello terroristico”. Da qui è partito l’intervento della polizia ed il secondo arresto. Lo hanno “seguito” in carcere il suo computer ed il telefono portatile. Ufficialmente non gli sono stati ancora letti i capi d’accusa per questo secondo d’arresto e al momento rimane in carcere in attesa di incontrare il giudice.
Ancora una volta i Minnesota Timberwolves hanno condannato ogni ipotetico atto di violenza commessa dal proprio numero 33, anche se prima di intraprendere qualsiasi provvedimento disciplinare attendono giustamente il verdetto finale della legge. Come riportato ieri ad imporre l’eventuale sanzione, sempre ammesso risulti colpevole, sarà l’NBA e non i Wolves.