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14/02/2012

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New Orleans Pelicans
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L.A. Clippers
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Dallas Mavericks
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Cuban critica l'NBA per la cessione di CP3

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14/02/2012 - Ieri sera i Los Angeles Clippers hanno incontrato i Mavericks all’American Airlines Center di Dallas dove l’esuberante owner dei Bianco-Blu è tornato sulla vicenda che ha portato Paul in California. Per chi non ricordasse l’accaduto gli Hornets, di proprietà della NBA in attesa di vendere la franchigia ad un acquirente, sembravano ad un passo dall’inviarlo ai Los Angeles Lakers che come contropartita avrebbero “versato” Odom a New Orleans e Gasol ai Rockets. Da qui Houston, per far quadrare il cerchio, avrebbe inviato Louis Scola, Kevin Martin, Goran Dragic ed una futura prima scelta a NOLA. Con la trade già resa nota ai mass-media l’NBA (presumibilmente David Stern) decise di non appoggiare lo scambio facendolo saltare e causando non poche polemiche (Odom, ad esempio, domandò la cessione). Qualche giorno più tardi CP3 venne spedito ai Clips come contropartita di Eric Gordon, Chirs Kaman, Al-Faraouq Aminu e la prima chiamata al draft 2012 dei Wolves (di proprietà dei Clippers). La scelta di porre un veto sull’affare con i Lakers ed invece appoggiare quello con i Clippers non ha incontrato il favore di tutta l’opinione pubblica e fra i “contrari” c’è anche Mark Cuban: “La soluzione più sensata era quella di tenerlo sino a fine anno ed eventualmente creare spazio sotto il salary cap per aggredire il prossimo mercato. Un cattivo management genera sempre cattivi risultati.” afferma l’owner della Big D riferendosi al disastroso record di 5-23 degli Hornets che li proietta come peggior team della Western Conference. La scelta migliore, per Mark, era quella di tenere CP3 a NOLA sino a fine anno ed eventualmente perderlo come free-agent. Soluzione “atipica”, ma se non altro più coerente con la linea intrapresa dalla NBA (la quale, come già ricordato, detiene gli Hornets) per tutta la durata dello sciopero: “Non sono contrario per il fatto che ad essere coinvolti siano stati i Lakers. Penso sia sbagliato il modo in cui l’affare è stato gestito. E’ stato ridicolo. Non c’entra il team a cui Paul è stato venduto, i Clippers o i Lakers, non fa alcuna differenza. Non ha senso perché eravamo appena arrivati ad un accordo relativo al nuovo contratto di lavoro dove l’NBA si lamentava della distribuzione non equa del talento all’interno delle franchigie. Certe squadre troppo e altre niente. Dopo tante parole, guardate cos’è accaduto. Dopo aver spinto per l’inserimento di tante nuove regole per trattenere i giocatori, in un team di proprietà dell’NBA, non avrebbe mai dovuto avversarsi una trade simile.