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L.A. Lakers - Los Angeles Lakers -L.A. Lakers
fisher
Derek Fisher - Fisher e’ uno degli unici tre giocatori, con Bryant e Walton, ad essere stato presente nell’ultima finale persa dei Lakers (2004 contro i Pistons), ma con Bryant e’ anche l’unico “sopravvissuto” dei Giallo-Viola versione Three-Peat. A dire il vero, pero’, nell’estate 2004 i Lakers pensavano di averlo perso per sempre perche’ dirigenza e agente del giocatore si accorsero subito di parlare lingue differenti: Fisher voleva uno stipendio consono al suo passato di tre volte campione, mentre la Citta’ degli Angeli proiettata verso il futuro non voleva investire su di lui cifre troppo importanti. Alla fine Derek ruppe le trattative e trovo’ un accordo con i Golden State Warriors. Sulla Baia rimase per due anni senza mai lasciare il segno, anzi in molti criticarono Mullin, Gm dei Guerrieri, per avergli dato un ingaggio sproposito, e cosi’ nell’estate del 2006 arrivo’ il trasferimento nello Utah. Sotto coach Jerry Sloan si e’ occupato dello sviluppo di Deron Williams fino a quando una brutta vicenda legata alla figlia, malata di tumore all’occhio, lo ha costretto a rescindere il contratto durante l’estate 2007. A Los Angeles si trova una delle migliori cliniche per gli occhi di tutti gli Stati Uniti e quindi Fisher e’ tornato al punto di partenza ovvero con i Lakers. La sua presenza sul terreno di gioco a livello di cifre non e’ straordinaria (nei playoffs fa registrare 10 punti, 2.2 assists, 2.5 rimbalzi e 2.2 palle rubate), tuttavia “Da Fish” e’ il giocatore ideale per questi Lakers. Conosce il triangolo offensivo meglio di chiunque altro (lo utilizzava gia’ ai tempi di Shaq) ed e’ un playmaker che non vuole avere sempre il pallone in mano e/o segnare valanghe di punti. Un po’ come Eric Snow ai 76ers nell’epoca Iverson, Fisher e’ il regista “giusto” per i Lakers nell’epoca Bryant.
Kobe Bryant

Kobe Bryant - Bryant fino ad oggi ha sempre indossato la maglia dei Lakers con i quali ha vinto tre titoli al fianco di Shaq. Quando il Diesel decise di andarsene, nel 2004, lui firmo’ un rinnovo con i Giallo-Viola ma i risultati a livelli di squadra hanno sempre “scarseggiato” perche’ dopo una stagione senza post-season (2005) sono arrivate due eliminazioni al primo turno (06-07) e Kobe, un anno fa circa, arrivo’ addirittura a domandare la cessione. A livello personale il suo traguardo piu’ importante, prima del 07/08, erano stati gli 81 punti messi a referto in quattro quarti contro i Raptors. Quest’anno non ha ripetuto simile imprese storiche, ma e’ stato indubbiamente migliore: giocando di squadra ha accumulato cifre di primissimo livello (28.3 punti, 6.3 rimbalzi, 5.4 assits, 1.84 palle rubate) ed ha portato (con l’aiuto di tutti i suoi compagni) i Lakers a vincere l’infuocatissima Western Conference. La giuria di votanti non ha piu’ avuto dubbi e dopo aver accumulato svariati secondi/terzi posti e’ stato eletto MVP del campionato 07/08. Nei playoffs, come tutti i veri campioni, ha elevato il rendimento passando a 31.9 punti, 6.1 assists e 5.8 rimbalzi. Su un campo da basket non c’e’ nulla che non sappia fare: tira dalla lunga/media distanza, attacca la difesa schierata, penetra nel “traffico”, ha un buon senso dell’assists, prende i rimbalzi ed e’ probabilmente il miglior difensore della Lega per quanto riguarda le guardie. Vincere il titolo per lui e’ molto importante perche’ finalmente si scrollerebbe di dosso l’etichetta di tre volte campione NBA, ma come secondo violino dietro al Diesel.
Vladimir Radmnanovic

Vladimir Radmanovic - Si trova ai Lakers dal 2005/06 anche se buona parte dei tifosi fa fatica a riconoscerlo perche’ e’ stato parecchio infortunato. Lo stipendio che David Stern gli paga annualmente (6.5 milioni di dollari) e’ spropositato rispetto al suo rendimento come dimostrano le cifre di appena 8.4 punti, 3.3 rimbalzi e 1.9 assists collazionate nell’arco di 65 partite di stagione regolare. Non e’ un segreto per nessuno che se Bynum fosse in forma sarebbe lui il titolare, Radmanovic, pero’, fa parte dei Lakers e quindi Phil Jackson lo fa partire nel quintetto base come centro tattico. Il suo compito e’ quello di restare lontano dal canestro, anche per quello prende pochi rimbalzi, per colpire da tre punti quando gli avversari raddoppiano Bryant, Gasol o Odom. Ha ricevuto diverse critiche per il suo impegno (nullo) in difesa e per il suo umore fin troppo sensibile. Radmanovic, se infila i primi tiri della serata, puo’ mettere a referto una grandissima partita come, se invece i tiri non entrano, azzerarsi nel giro di un “amen”.
Lamar Odom

Lamar Odom - Se Bryant e Fisher sono due “sopravvissuti” lo e’ a suo modo anche Lamar rimasto l’unico giocatore del pacchetto arrivato da Miami come contropartita del Diesel (con lui arrivarono Caron Butler, oggi ai Wizards, e Brian Grant, ritirato). Fin dal primo momento fu chiaro lo scopo per cui i Lakers lo acquistarono: volevano fare di lui l’ala ideale da mettere al fianco di Bryant come Pippen era lo era stato per Jordan nei Bulls degli anni 90. Tale paragone e’ stato un “incubo” sulla testa dell’ex-Clips al punto che un anno fa circa, a fronte dell’eliminazione 4-1 al primo turno per mano dei Suns, la sua cessione era considerata ormai certa. La richiesta di “rinforzo” voluta da Bryant metteva ulteriormente in discussione la presenza di Odom che avrebbe potuto essere utilizzato come pedina di scambio in un’eventuale trade. Alla fine, pero’, non si mosse nulla e Odom dopo l’arrivo di Gasol e’ a dir poco “esploso”. Senza la pressione dei mass-media, ora Gasol e’ la seconda stella del team, Odom ha alzato tutti i sui numeri andando a chiudere il 07/08 con 14.2 punti, 10.6 rimbalzi (unico giocatore, ad eccezione di Bynum fermo da Gennaio, a concludere in doppia cifra per rimbalzi) e 3.5 assists. Lamar e’ un tutto fare: cattura piu’ carambole di Gasol, sa segnare, passare la palla e quando capita puo’ anche improvvisare play-maker. Ad appena un anno di distanza dal suo momento piu’ “buio” con i Lakers, oggi possiamo dire che Odom e’ diventata l’ala ideale da mettere al fianco di Kobe!
Pau Gasol

Pau Gasol - Un anno e mezzo fa, alla pausa per l’All Star Game di Las Vegas 07, fonti anonime davano Jason Kidd come prossimo alla partenza per Los Angeles ma, ammesso le parti siano davvero entrate in comunicazione, in realta’ non avvenne nessuno scambio. Bryant, in un video uscito solo mesi dopo, si infurio’ molto del mancato scambio arrivando a chiedere di essere scambiato. Nell’estate 2007 KG passo’ dai Wolves ai Celtics e la stampa di L.A. sparo’ a zero sui Lakers perche’ ancora una volta non avevano cercato in modo convincete di portare Garnett in California. Arrivati a meta’ campionato 07/08 i Lakers decisero di muoversi acquistando Gasol dai Grizzlies. Tralasciando gli effetti della trade sulla Lega (reazione a catena delle altre squadre fra le quali, per citarne due, Suns e Mavs) l’integrazione di Gasol nei Giallo-Viola e’ avvenuta senza problemi ed il Catalano nelle 27 partite disputate sulla West Coast ha chiuso con 18.8 punti, 7.8 rimbalzi, 3.5 assists e 1.56 stoppate. Pau a Memphis aveva cifre molto simile a queste ma ormai era un giocatore demotivato perche’ i suoi numeri si “perdevano” nella ricostruzione della squadra. Restando in tema Grizzlies Gasol ha aperto i playoffs con un record di 0-12, detto in altri termini non aveva mai vinto una partita di playoffs, tuttavia si e’ confermato nel rendimento togliendo tutti i dubbi possibili sul fatto che non sia un giocatore da post-season. A questi livelli Pau non ha mai giocato, pero’, l’esperienza accumulata nei tornei internazioni, Gasol e’ spagnolo, potra’ essergli utile anche nelle NBA Finals.
Luke Walton

Luke Walton - Come gia’ detto e’ uno dei pochi rimasti dai Lakers dell’ultima versione “Shaq”. Proprio nel 2004, in gara 2 della finale (unica partita vinta dai Lakers contro i Pistons), si era messo in mostra per essere un giocatore all-around: ha “fiuto” per gli assists (2.3), cattura un discreto numero di  rimbalzi (3.3) e segna (7.3 punti) con una buona percentuale dal campo (48.1% dal campo e 45% da oltre l’arco). In estate e’ stato rinnovato dai Lakers ed il suo compito per tutto il 2007/08 e’ rimasto quello di  sesto uomo ufficiale nel ruolo delle ali. Dunque di solito entra quando esce Odom ma puo’ essere schierato anche come ala piccola, con Odom ala Grande, in un quintetto versione “bassa”. Nella off-season si allena con leggende viventi (fra cui suo padre Bill Walton) ed ora potra’ utilizzare tutta l’esperienza acquisita per aiutare i Lakers a vincere il titolo ’08.
Jordan Farmar

Sasha Vujacic
Jordan Farmar - Sasha Vujacic - Entrambi, come Walton, fanno parte della rotazione fissa di Coach Jackson e partono dalla panchina per fare riposare a turno Derek Fisher e/o Kobe Bryant. Farmar e’ piu’ playmaker (2.7 assists di media) ma meno preciso dal campo (nei playoffs 34.5% dal campo , 29.6% da oltre l’arco); mentre Vujacic, o “The Machine” come si e’ autodefinito perche’ in grado di segnare nei momenti caldi, ha una mira migliore (nei playoffs 40.2% dal campo e 41.1% da oltre l’arco). Anche se restano in campo una ventina di minuti a partita il loro ruolo e’ comunque fondamentale per mantenere alto il livello tecnico/tattico quando i titolari si riposano in panchina.
Ronny Turiaf
Ronny Turiaf - Quando si parla di Finali NBA e si cita la Francia di solito il primo giocatore che viene in mente e’ L’MVP delle passate Finals Tony Parker. Il marito della Longoria, pero’, quest’anno e gia’ in vacanza, eliminato proprio dai Lakers, e a farne le veci c’e’ Ronny Turiaf. Il Ko di Bynum, operato al ginocchio un paio di settimane fa, ha dato piu’ spazio ed importanza alla presente di Turiaf che viene utilizzato da coach Zen per fare riposare Radmnovic o Gasol. L’impiego di Ronny nei playoffs si e’ abbassato, da 18 a 9 minuti, per via di un infortunio dal quale, fortunatamente, sembra abbia recuperato.
Finals 2008: Lakers Vs Celtics

Boston Celtics - Boston Celtics - Boston Celtics
Rajon Rondo
Rajon Rondo - Il suo nome fino a 12 mesi fa non erano conosciuto praticamente da nessuno tranne (frose) agli addetti ai lavori di Boston. L’estate rivoluzionaria dei Celtics lo ha portato allo scoperto perche’ dopo le partenze e gli arrivi (Allen-Garnett) alla domanda “chi e’ il playmaker di ruolo rimasto a Boston?” la risposta era proprio Rajon Rondo. Su di lui ci sono stati, ed in parte ci sono tutt’ora, diversi punti interrogativi: su un articolo del Boston Globe, ad esempio, veniva riportato che durante la off-season il figlio di Doc Rivers si allenava proprio con Rondo e Rivers Jr. tirava meglio di Rondo. La stagione regolare, pero', ha dato ragione a zittito i detrattori: 10.6 punti, 5.1 assists, 4.2 rimbalzi e 1.6 recuperi sono le cifre collezionate in 77 partite tutte disputate come titolare. Qualche dubbio su di lui, come gia’ detto, e’ rimasto ed infatti i Celtics dopo aver sondato il mercato in lungo e in largo hanno aggiunto al loro roster Sam Cassell (si era parlato anche di Damon Stoudamire). Bisogna dire, pero’, che Rondo nei playoffs ha confermato le stesse cifre ed infatti l’utilizzo di Sam I Am e’ stato marginale. In molti, alla luce di tutto quanto appena detto, considerano la chiamata di Rondo al draft (ventunesimo nel 2006) come un “colpo da maestro“ messo a referto da Ainge. La finale sara’ la “prova del nove” per vedere se puntare su Rondo e’ stata davvero la scelta giusta; comunque vada, pero’, e’ fuori discussione che Rajon abbia disputata un’ottima annata.
Rajon Rondo

Ray Allen - Quello che sembrava essere l’ennesimo Draft votato alla ricostruzione del team a partire dai giovani si e’ trasformato nel primo tassello della Boston campione della Eastern Conference 2008. Al draft dello scorso fine giugno infatti venne ceduta la quinta scelta assoluta (Green) ai Sonics in cambio di Ray Allen Quest’ultimo fu per diversi anni l’uomo franchigia dei Sups tuttavia, analogamente a quanto accaduto con Gasol ai Grizzlies e Garnett ai Wolves, la dirigenza decise di ricostruire il team quindi lo inseri’ in una trade. Il suo arrivo, prima dell’acquisto di Garnett, fu salutato in modo abbastanza “freddo” dalla Citta’ e dai tifosi in generale che con il “sovraffollamento” di playmaker e guardie non ne capiva l’utilita’. Infatti e’ opinione comune che con solo Allen al fianco di Pierce la finale NBA sarebbe rimasta un sogno. Tuttavia l’arrivo di KG ha dato un’altra “ottica” alla presenza di Allen. La sua specialita’, il tiro da tre punti, con due “attira raddoppi” come Pierce e Garnett e’ risultata un’arma fondamentale di questi Boston dove Allen chiude come terzo realizzatore (dietro a Double P e Garnett) con 17.4 punti. Nei playoffs, specialmente nelle ultime due serie (Cavs e Pistons), ha avuto parecchi problemi al tiro ed infatti la sua media e’ scesa sotto i 15 punti a partita (la percentuale da oltre l’arco e’ scesa dal 40% al 34%). Allen e’ uno dei giocatori con piu’ esperienza di tutti a livello playoffs dato che nel 2001 arrivo’ ad un passo dalla finale NBA, gara7 con i 76ers, quando indossava la maglia dei Bucks. Per vincere Boston ha bisogno che torni quelli in “versione stagione regolare”.
Kendrick  Perkins
Kendrick Perkins - Trovare qualcuno, amici e parenti esclusi, che conosca il suo nome senza andare a “sbirciare” nelle guide della NBA non e’ facile nonostante Perkins sia stato il centro titolare del team per 77 partite di stagione regolare(tutte quelle da lui disputate) e nelle 20 di playoffs. Kendrick (7.2 punti, 6.8 rimbalzi, 1.3 stoppate) si occupa principalmente di fare il “lavoro sporco”, lontano dai riflettori, ovvero fare dei blocchi per Pierce, Allen e/o Rondo, battagliare sotto canestro per i rimbalzi (togliendo un po’ di pressione a KG) e stoppare sugli aiuti. Per Perkins si tratta della quinta stagione nella NBA, tutte trascorse nei Boston, quindi anche per lui e’ la prima finale NBA di sempre (ad eccezione di Cassell e Posey nessun Celtic ha mai vinto un anello). Il suo ruolo in finale restera’ il medesimo di quanto descritto qualche riga sopra.
Paul Pierce

Paul Pierce - Double P, come viene soprannominato dai vecchi tifosi, e’ a suo modo un “sopravvissuto” in quanto rimane l’unico giocatore della Boston d’inizio millennio, quella in grado di arrivare sino alle finali di Conference con i Nets (2002) ma senza mai essere convincente. Infatti non a caso i Celtics, dopo ancora un paio di apparizioni nei playoffs, sempre eliminati al primo turno tranne nel 2003 (secondo turno), sono spariti dai radar della post-season. Nel via vai di giocatori (Walker ceduto e riacquistato) The Truth, nick name datogli da Shaquille O’Neal, e’ rimasto l’unico punto fermo della squadra nonostante l’altranno, a fronte di una stagione disastrosa, il suo nome sia stato piu’ volte inserito in ipotetiche trade. Oggi possiamo dire che i piani dei Celtics erano altri ed infatti Pierce ha formato con Garnett ed Allen il migliore Big Three della NBA odierna. Paul e’ stato il miglior realizzatore dei Boston in stagione regolare (19.6 punti), senza dimenticarsi dei compagni (4.5 assists) o trascurare i rimbalzi (5.1 a partita). Non e’ il miglior difensore in circolazione ma comunque nella propria campo si impegna ed ha una media di 1 recupero a partita. Nella straordinaria stagione di Boston, nessun team aveva migliorato il proprio record di 37 vittoria da un anno a quello seguente, Paul Pierce e’ stato anche il giocatore piu’ “presente” con 80 partite disputate. Il duello con i Lakers per Pierce sara’ anche sul piano “emotivo” perche’ lui proviene da Los Angeles ed i Lakers sono stati la sua squadra preferita sino a quando entro’ nella NBA (appunto con i Celtics).
Kevin Garnett

Kevin Garnett - Se i Celtics possono dire di aver messo a referto il “miglior miglioramento”, scusate il gioco di parole, nella storia non solo del basket ma di tutti gli sport pro americani e’ in buona parte merito di Kevin Garnett. I Celtics infatti provenivano da un campionato di 24-58 ed in questa stagione hanno fatto registrare un incremento di vittorie pari a 37 trionfi in piu’. L’arrivo nel Massachusetts ha caricato come una molla KG ormai “svuotato” dalle ultime tre annate con i Wolves. A Minneapolis infatti nel 2004 raggiunse le finali di conference (sconfitto proprio dai Lakers di Shaq, Kobe e Fisher) e la squadra, al posto di ritentare l’assalto l’anno seguente, implose dall’interno per problemi di spogliatoio (mancato rinnovo a Cassell e Sprewell). Dopo tre edizioni di playoffs mancati (05-06-07) e con il passare degli anni Garnett restava l’uomo immagine dei Wolves ma campionato dopo campionato il suo morale (comprensibilmente) andava sempre piu’ verso lo zero assoluto. La scorsa estate il solito via vai di voci sul suo conto sembrava una cosa di routine almeno sino al momento in cui Boston mise in piedi una trade 7-1: sette giocatori dei Bianco-Verdi (Al Jefferson, Gerald Green, Theo Ratliff, Sebastian Telfair, Ryan Gomes e due future chiamate al draft) passarono ai Wolves per l’MVP del 2004. La presenza di Allen e Pierce, il nuovo ambiente e le aspettative di vittoria hanno ridato voglia di giocare e competere a Kevin che non a caso e’ stato eletto Difensore dell’Anno 2008 e risulta il miglior realizzatore dei Celtics di questi playoffs. I suoi numeri nelle 20 partite parlano di 21.1 punti, 9.8 rimbalzi, 3.5 assists, 1.25 recuperi e 1.15 stoppate. Dopo Perkins, il cui numero di tiri non e’ paragonabile a quello di KG, risulta essere ancora il piu’ preciso dal campo con il 51.7%. Per Garnett si tratta della prima finale in assoluto e sara’ ancora una volta piu’ motivato a vincerla per scrollarsi di dosso l’etichetta di giocatore “da stagione regolare” con cui i suoi detrattori sono soliti chiamarlo a fronte delle numerose eliminazioni al primo turno collezionate con Minnesota.
James Posey – Andato via da Miami prima che gli Heat affondassero negli abissi di una stagione regolare fatta da meno di 20 vittorie, oggi Posey e’ uno dei due unici Celtics (con Cassell) ad aver vinto l’anello NBA. James ha cambiato maglia ma il suo ruolo rimane quello visto sotto Pat Riley in Florida: parte dalla panchina e si piazza sul miglior esterno avversario cercando di rendergli la vita il piu’ difficile possibile sfruttando le sue doti di difensore (dunque si occupera’ di Bryant). In fase offensiva segna poco (7.2 punti) anche se i suoi tiri sono quasi sempre importante perche’ arrivano dalla lunga distanza e da libero in quanto frutto di raddoppi sugli avversari. Puo’ giocare in due ruoli, ala piccola e guardia, ed e’ il sesto uomo ufficiale del team di Coach Rivers.
Sam Cassell

PJ Brown
P.J. Brown – Sam Casell – Li mettiamo insieme perche’ hanno piu’ di un punto in comune. Per prima cosa sono i due veterani del team (con 14 stagioni di NBA a testa hanno in tutto 28 “anni di esperienza”) ed entrambi sono arrivati a stagione in corso. Cassell ha aperto l’annata in maglia Clips fino a quando, a meta’ stagione circa, e’ riuscito a rescindere l’ingaggio quindi si e’ subito trasferito a Boston (dove era gia’ atteso da tempo salvo “lottare” circa un mese per ottenere la rescissione del contratto). Teoricamente e’ stato assunto per gestire la palla negli ultimi minuti delle partite, quando un possesso puo’ voler dire “vittoria o sconfitta”, anche se in realta’ il suo minutaggio nella post-season e’ andato scendendo (da 17 a 13 minuti). Sicuramente potra’ dare consigli al giovane Rondo.
P.J. Brown invece ha iniziato la stagione come giocatore “ritirato” nonostante alla sua porta le offerte non mancassero. La straordinaria stagione degli Hornets sembrava farlo ritornare a New Orleans, P.J. e’ originario della Capitale della Louisiana, tuttavia, quasi a sorpresa, decise si di rientrare in attivita’, ma lo fece con Boston. Ai Celtics, fino ad oggi, ha disputato 19 partite di playoffs su 20 con un totale di 11 minuti a serata. Vista la carenza nel reparto lunghi di Boston, KG a parte, la sua presenza, nonostante lo scarso minutaggio, puo’ fare ancora la differenza.
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