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The Starting Line-Up:
Scopri i protagonisti di Spurs e Cavs!

- Cleveland Cavaliers -
Larry Hughes - Larry e’ arrivato a Cleveland l’altranno dopo una straordinaria stagione 2004/05 trascorsa a Washington dove si ritaglio’ un posto fra i migliori difensori della lega. Nella stagione regolare 2005/06 dovette saltare molto partite per via di un infortunio alla mano e nei playoffs fu nuovamente costretto a fermarsi per via della prematura morte di uno dei suoi fratelli. Tornato al 100% per il 06/07 non ha replicato i numeri ottenuti con i Wizards ma la sua presenza in quintetto base, nello spogliatoio e sul terreno di gioco e’ ormai diventata una presenza fissa: viaggia sui 14 punti, 4.7 rimbalzi, 3 assists e 2 palle rubate ad incontro. Solitamente apre la partita come playmaker, porta la palla sino oltre la meta’ campo, anche se poi il piu’ delle volte e’ LeBron James a prendere in mano le redini dell’attacco dei Cavs. Non ha esperienza a questi livelli, in passato non aveva mai superato il secondo turno di playoffs, tuttavia le sue palle rubate e penetrazioni possono essere letali per gli avversari.
Aleksandar Pavlovic - Arrivato alla sua quarta stagione nella NBA, terza in maglia Cavs, Pavlovic durante il corso del 2006/07 ha ottenuto i gradi di guardia titolare e partita dopo partita anche nei playoffs si e’ confermato in tale ruolo. Per quanto riguarda la post-season rimane in campo per piu’ di 30 minuti a partita nei quali produce 9 punti, 2.6 rimbalzi, 1.8 assists ed 1.1 palle rubate ad incontro. Degli “esperimenti” visti a Cleveland nel settore guardie Pavlovic e’ sicuramente il migliore perche’ non e’ interessato alle cifre (e qui Ricky Davis potrebbe sentirsi chiamato in causa) e tanto meno vuole avere il pallone fra le mani. Si puo’ dunque considerare come l’elemento giusto per una formazione dove sono gia’ presenti altre bocche di fuoco con grosse potenzialita’.

Zydrunas Ilgauskas- Come Gooden, di cui leggerete qualche riga sotto, il compito di Igauskas sara’ quello di cercare di limitare il piu’ possibile Tim Duncan. Pero’ Z, come viene soprannominato dagli speaker americani, a differenza di Drew risulta un difensore leggermente migliore (quasi una stoppata a partite) nonche’ dotato di maggiore esperienza. Ilgauskas infatti e’ l’unico elemento di continuita’ con il passato della squadra in quanto si trova a Cleveland dal 1997-98 (quando in squadra c’erano ancora Tyron Hill e Terrell Brandon). Ad allungargli la carriera potremmo dire che ci hanno pensato una serie di infortuni ai piedi che lo costrinsero a quasi quattro stagioni di riposo assoluto (ma d’altro canto e’ anche vero che tali infortuni rischiarano di fargli “appendere le scarpe al chiodo” prima del dovuto). Zydrunas, come Pavlovic, e’ il centro ideale per i Cavs: non vuole avere sempre la palla in mano e nemmeno si sogna di viaggiare ad una media superiore ai suoi (circa) 15 punti a partita. Non e’ mai stato un rimbalzista sopra la norma (nonostante i 221 cm a disposizione e’ sempre stato al di sotto delle 10 carambola a partita) e considerata l’eta (33 anni) si puo’ considerare nella parte finale della sua carriera
LeBron James - LeBron James ha letteralmente trascinato i Cavs alla prima finale Nba nella storia della franchigia nonostante quello in corso sia il suo quarto anno nella lega. Gli esperti lo considerano in grado di tenere una tripla doppia di media per tutto l’arco di una stagione ed in questi playoffs James gli sta dando ragione perche’ in 16 partite (ovviamente tutte e 16 le volte titolare) sta tenendo delle cifre a dir poco eccezionali: 25.8 punti, 8.3 rimbalzi, 8.3 assists e quasi 2 palle rubate ad incontro. Grazie al suo fisico, possente e muscoloso ma allo stesso tempo elastico e scattante, gli permette praticamente di fare di tutto ed infatti LBJ e’ solito aprire i match come ala piccola ma, come dimostrano gli oltre 8 passaggi a partita, si occupa di fare circolare palla e di dettare gli schemi offensivi da eseguire. Proprio questo suo senso innato per trovare i compagni lo rende difficile da marcare per gli avversari perche’ non possono permettersi di raddoppiarlo; comunque anche da raddoppiato, come ha dimostrato in gara 5 delle finali di conference contro i Pistons, riesce ad essere incontenibile. Tale match e’ gia entrato nella storia: degli ultimi 30 punti targati Cleveland, 29 sono stati di LBJ e ben 25 di questi sono arrivati consecutivamente dalle sue mani per chiudere l’incontro dopo due supplementari. Gli unici punti a sfavore di James sono i tiri liberi e la totale assenza di esperienza su un palcoscenico prestigioso e importante come quello delle Nba Finals.
Drew Gooden - Dopo essere stato sballottato nei primi anni di carriera fra Memphis (squadra che lo scelse), Orlando e Cleveland, Gooden ha trovato la sua dimensione proprio in quest’ultima squadra dove arrivo’ nel 2004/05 come sostituto del “traditore” Boozer. Il compito di Drew, una delle presenze piu’ costanti di tutta la squadra (quest’anno assente in appena 2 partite), e’ quello di appostarsi sotto i tabelloni per spazzare il piu’ alto numero di rimbalzi possibile ed in attacco attendere i passaggi di James, per trasformarli in semplici canestri, quando LBJ si trova la strada chiusa nei pressi dell’area colorata. Le sue cifre sono modeste (11.1 punti, 7.9 rimbalzi e 1.2 assists) e la dirigenza vorrebbe vederlo piu’ attivo in fase difensiva (la stoppata e’ una lacuna che si porta dietro da sempre). In questa finale avra’ uno dei ruoli piu’ difficili di tutti: marcare il 2 volte MVP della stagione regolare e 3 volte MVP delle Finali Tim Duncan.
Daniel Gibson - Fino ad un paio di settimane fa il nome di “Gibson” probabilmente non avrebbe significato molto anche per i piu’ accaniti dei Cavs. Daniel infatti ha disputato una stagione da rookie di medio livello (4.6 punti, 42.4% dal campo e 41.9% dal campo, 1.5 rimbalzi, 1.2 assists in 60 partite con 16.5 minuti di media a disposizione) passata inosservata sia durante la selezione per l’All Star Game di Las Vegas che per le nomine dei due quintetti ideali rookie versione 2006/07. Nei primi due turni di playoffs (Wizards e Nets) le cose per lui sembravano destinate a non cambiare, salvo arrivare alle finali di Conference dove l’infortunio legato al piede di Hughes gli ha permesso di raddoppiare i minuti a sua disposizione. L’aumento di minutaggio ha corrisposto ad un impennata della cifre che nelle 6 partite contro la MoTown parlando di: 13.5 punti, 2.8 rimbalzi e 1.3 assists. L’arma preferita da Daniel, pero’, e’ il tiro da tre punti in grado di realizzare con una semplicita’ disarmante anche quando la palla e’ a dir poco “scottante” (nell’ultimo quarto dei gara 6 fra Cavs e Pistons con 4 triple ha messo KO gli avversari e portato, ovviamente con l’indispensabile supporto di James, la squadra alla prima finale della propria storia). Fuori categoria anche le sue percentuali da tre punti contro Wizards e Pistons: rispettivamente 80% e 50%! Nota negativa, pero’, la serie contro i Nets dove non ha raggiunto nemmeno il 30% (27.8%).

Anderson Varejao - E’ il principale lungo di back-up della formazione di Coach Brown e come tale anche lui dovra’ occuparsi di Tim Duncan. Sfortunatamente per Cleveland anche lui non e’ un grande stoppatore ma da il suo contributo principale soprattutto nel settore rimbalzi in attacco (dei 6.1 di media totale 2.5 sono arrivati proprio dalle carambola in fase offensiva). In attacco le sue mani sono “tristemente note” perche’ piu’ da muratore che da giocatore di basket. La presenza di James, pero’, lo aiuta parecchio perche’ buona parte dei suoi punti sono la trasformazione dei passaggi che gli provengono direttamente da quest’ultimo quando viene raddoppiato o triplicato.
Donyell Marshall – Erick Snow - Marshall e Snow sono rispettivamente la seconda ala grande ed il primo playmaker di riserva. Donyell rispetto ai suoi pari-ruolo e’ un giocatori completamente differente perche’ prende pochissimi rimbalzi (comunque non ha a disposizione un minutaggio elevato per poter fare di meglio) e gli viene chiesta praticamente solo una cosa: appostarsi negli angoli e tirare da tre punti quando il difensore non esce a marcarlo (o se raddoppia James). Contro gli Spurs potrebbe risultare utile nel costringere Duncan ad uscire dal verniciato. Per quanto riguarda Snow, come gia’ detto, e’ l’unico giocatore dei Cavs dotato di esperienza a livello NBA Finals (nel 2001 la raggiunse al fianco di Iverson nei 76ers). Oggi il suo ruolo e’ stato ulteriormente ridotto dall’esplosione di Gibson. In finale potra’ dara qualche consiglio ai suoi giovani colleghi di spogliatoio e avra’ qualche minuto a disposizione, difficile pero’ riesca a fare ancora la differenza.



- San Antonio Spurs -
Tony Parker - Parker, arrivato alla sua sesta stagione in magli Spurs, gode della piena fiducia sia da parte di Popovich che da parte della dirigenza. Il suo rapporto con la Longoria lo porta ad essere uno fra i giocatori piu’ “chiacchierati” nel mondo del gossip ma Tony, quando si tratta di scendere in campo, si dimentica tutto e pensa solo a giocare secondo le direttive dell’ex-agente Cia Popovich. Proprio quest’ultimo ad inizio stagione gli chiese di aumentare il numero di assists: inizialmente Parker riscontro’ qualche problema, ma durante questi playoffs sta viaggiando a 6.4 passaggi di media ovvero la sua seconda media piu’ alta in carriera per quanto riguarda tale voce. A questi aggiunge 19.8 punti, 1.2 palle rubate e ed il 45.7% dal campo. Per gli avversari, se vogliono avere una chance di vittoria, cercare di limitare il giocatore di origini francese e’ a dir poco essenziale.
Michael Finley - L’ex-stella dei Mavs, tagliato da Cuban per evitare di pagare cifre esorbitanti legati al salary cap, avra’ la possibilita’ di disputare la prima finale in 12 anni di carriera. L’idea iniziale degli Spurs, applicata per tutto lo scorso anno e parte di questo, era quella di utilizzare Finley come back-up per continuare a mantenere alto il livello tecnico dei giocatori anche quando i titolari si prendono qualche minuto di riposo. Popovich, pero’, ha stravolto questo idea proiettando Finley titolare e facendo partire Manu Ginobili dalla panchina. Dunque se le cose non cambieranno Michael continuera’ a partire nel quintetto base anche nelle Finali proseguendo cosi’ la striscia di 16 partite consecutive di playoffs affrontate con i “gradi” di starter. La sua media nella post-season 2006/07 non e’ piu’ quella degli anni d’oro con Dallas ma parla comunque di 13.1 punti (91.7% dalla lunetta, 46.2% da oltre l’arco e 43.2% dal campo), 3.10 rimbalzi e 1.2 assists ad incontro.

Fabricio Oberto - Oberto e’ arrivato nella NBA la scorsa estate quando gli Spurs, rimasti senza Nesterovic (ceduto ai Raptors) e Mohammed (passato ai Pistons come free-agent), sono rimasti senza centri e quindi hanno “ripiegato” su di lui. Il suo contributo risulta il medesimo dei suoi predecessori: occuparsi dell’area colorata, prendere qualche rimbalzo e farsi trovare pronto per gli scarichi dei colleghi raddoppiati. In stagione regolare il suo utilizzo e’ stato altalenante (79 partite disputate, 33 volte titolare e 17.3 minuti di utilizzo) ma nei playoffs, specialmente nella serie contro i Jazz, Popovich l’ha sempre usato come titolare.
Bruce Bowen - Gli anni passano, le strategia di squadra cambiano ma Bruce Bowen dal 2001/02 ad oggi continua a rappresentare un pilastro portare della franchigia Texana. Infatti stagione dopo stagione Popovich non rinuncia ad un giocatore pieno di difetti in fase offensiva (non ha nessun movimento d’attacco oltre al tiro dalla media/lunga distanza che riesce a prendere solo quando completamente libero) ma di indiscutibile efficacia quando si parla di difendere. Bruce e’ stato piu’ volte accusato dagli avversari di giocare sporco con colpi bassi messi a segno quando gli arbitri non lo guardano, la NBA lo mise in guardia ma non riuscendo mai prenderlo con le mani nel sacco resta, fino a prova contraria, “innocente” sotto tutti gli aspetti. I suoi compiti si possono riassumere semplicemente in due punti: in attacco appostarsi sulla linea dei tre punti e nel caso di raddoppi verso Duncan, Parker o Ginobili punire la difesa con il suo pungente tiro da oltre l’arco; invece nell’altra meta’ del campo deve “solo” occuparsi del migliore attaccante avversari: Lebron James e’ avvisato.
Tim Duncan - Per presentare Tim, ammesso che qualcuno non abbia mai sentito parlare di lui, possiamo iniziare mostrando il suo palmares di premi vinti: 2 volte MVP della stagione regolare, 3 volte MVP della finale con rispettivi 3 titoli di campione NBA. Per il mancato nuotatore delle Isole Vergini quella del 2007 sara’ la quarta finale in carriera ed e’ bene avvisare gli avversari che fino ad oggi TD non e’ mai uscito sconfitto dal palcoscenico piu’ prestigioso della stagione. Appena 12 mesi fa Tim veniva visto come in parabola discendente: per la prima volta in carriera infatti non riusci’ a superare i 20 punti di media ed i rimbalzi si fermarono a quota 11, mentre nei playoffs gli Spurs, nelle semifinali di conference, furono sconfitti in 7 gare dai Mavs. Duncan, pero’, scese in campo per tutto l’anno con una fascite plantare che limito’ i suoi movimenti e nell’estate 2006, grazie ad un periodo di assoluto riposo, e’ riuscito a guarire. Da vero leader silenzioso qual’e’ non utilizzo’ mai la scusa della fascite per giustificarsi della cattiva annata ma nel 2006/07, altrettanto silenziosamente, di nuovo al 100% ha dimostrato tutta la sua classe durate la stagione regolare ed i playoffs (23.2 punti, 11.4 rimbalzi, 3.1 assists e 3.3 stoppate di media).
Manu Ginobili - Ginobili si puo’ considerare come il “fattore x” degli Spurs versione 2006/07 perche’ gioca un ruolo chiave nella franchigia Texana. Popovich infatti ha deciso di riprovare l’esperimento fallito un paio di stagioni fa ovvero fare partire Manu dalla panchina per avere “un’iniezione” d’energia generale con l’ingresso dell’Argentino sul terreno di gioco. Questa volta, pero’, le cose hanno funzionato nel migliore dei modi: Ginobili nel corso della stagione regolare ha tenuto la media punti piu’ alla della sua carriera (16.5 punti) ai quali ha aggiunto 4.4 rimbalzi, 3.5 assists, 1.4 palle rubate. Al termine del campionato Manu e’ stato votato secondo, dietro a Barbosa, come miglior sesto uomo nell’anno e nei playoffs sta replicando le cifre viaggiando a 16.4 punti, 5.4 rimbalzi, 4 assists e 1.8 palle rubate (16 partite disputate, mai titolare e 30.3 minuti di utilizzo a serata). Dopo Duncan condivide con Parker il ruolo di seconda bocca di fuoco del team.

Robert Horry - Nell’ultima finale disputata dagli Spurs, 2005, Horry gioco’ un ruolo chiave in gara 5 quando il suo tiro da tre punti, arrivato alla fine delle overt-time, fece calare il gelo su Auburn Hills e porto’ gli Spurs sul 3-2. Per Robert quello rappresentava l’anello numero 6 dopo i 2 vinti con i Rockets ad inizio carriera ed i 3 con i Lakers della dinastia Shaq&Kobe. Al termine del 2005 Robert aveva pianificato di ritirarsi ma dopo la vittoria decise di rimandare il momento in cui appendere le scarpe al chiodo e firmo’ un’estensione proprio con i Texani. Il suo ruolo all’interno della squadra, oltre a quello di veterano dello spogliatoio, e’ sempre lo stesso: restare appostato e pronto per colpire con le sue triple nel finale della partita. L’impronta di Horry nella corsa alle finali 2007, le settime della sua carriera, si e’ particolarmente sentita contro Denver (primo turno) e Phoenix (secondo turno): nella sfida con i Nuggets ha messo a segno la bomba decisiva di gara 4 per portare la serie sul 3-1; contro i Suns invece il suo “placcaggio stile NFL” ha scatenato le ire di Stoudemire e Diaw i quali hanno rimediato una partita di squalifica (ovvero la decisiva Gara 5 – mentre Horry e’ stato sospeso per Gara 5 e 6).

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