- The Starting Line Up -

Vs



- Miami Heat -

Jason Williams - Passati gli anni da “testa calda” a Sacramento e la parentesi con Memphis (prima osannato, sotto Hubie Brown, poi allontanato, da Mike Fratello), Pat Riley ha deciso di puntare su di lui come playmaker al quale affidare la propria squadra. L’opinione pubblica non manco’ di essere scettica quando avvenne lo scambio fra Heat e Grizzlies (Eddie Jones, porta bandiera della squadra, ceduto per J-Will e Posey) ed in molti si domandarono se davvero Williams fosse il miglior regista acquistabile da schierare al fianco di Shaq e Wade. Lo scetticismo, comunque, non era del tutto errato e si giustificava nel fatto che Jason aveva appena terminato una “turbolente” stagione con la formazione di Memphis. Sotto la guida, ed il carisma, di Riley ha prodotto un 2005/06 da 12.3 punti e 4.9 assists dando soprattutto il suo contributo come tiratore da oltre l’arco (37.2%). Nella finale, come durante il campionato, condividera’ lo spot di playmaker con Gary Payton.
Dwyane Wade - Probabilmente, come molti sostengono, se 12 mesi fa non si fosse fatto male in gara 5 contro i Bad Boys, oggi avrebbe gia’ fatto il suo debutto nelle Nba Finals. Wade, oggi, si conferma come il principale trascinatore degli Heat. Se Shaq nell’area puo’ dominare lo deve anche a Dwyane che tiene occupate le difese avversarie (ovviamente vale anche il viceversa). Le penetrazioni, la capacita’ di rilasciare il pallone con la giusta traiettoria nonostante i contatti, i giochi 2+1 ottenuti e le schiacciate lo hanno fatto paragonare piu’ di una volta a sua Maesta’ Michael Jordan. Con AJ condivide anche la capacita’ di segnare nei momenti caldi della partita e di trascinarla quando piu’ conta. In questi playoffs, utilizzato 17 partite su 17 con una media di 41 minuti ad incontro, sta ottenendo delle cifre di altissimo livello: 26.2 punti, 5.2 rimbalzi e 6.4 assists. La sua percentuali parlando di 51% dal campo e 83% dalla lunetta. Resta sempre da sottolineare la capacita’ di viaggiare con una media intorno al 70% dal campo contro la difesa dei Detroit Pistons (dove molte volte Prince si occupava di lui). Il tiro da tre resta il suo unico difetto (di cui comunque, intelligentemente, non abusa).
Shaquille O'Neal - Arrivato a Miami due anni fa Shaq promise di portare la squadra su palcoscenico delle NBA Finals, traguardo mai raggiunto dalla franchigia, e di lottare per il titolo NBA. L’altranno Miami dominino’ il campionato concludendo una stagione da quasi 60 vittorie e il Diesel sfioro’ il secondo trofeo di MVP che, per una manciata di voti, ando’ a Steve Nash. Nell’edizione dei Playoffs 2005, per problemi ad una coscia, O’Neal non fu mai al 100%, e nelle Finali di Conference (contro i Detroit) Miami fu costretta ad arrendersi in 7 partite. Quest’anno, pero’, le cose sono cambiate: in stagione regolare Shaq si e’ risparmiato (disputando 59 dei totali 82 incontri) ma nella post-season ha dominato, almeno finora, tutti i verniciati. Complessivamente sta viaggiando a 20.1 punti, 9.5 rimbalzi, 1.3 assists e 1.71 stoppate. Nessuna squadra, tranne parzialmente Chicago, ha trovato un modo per limitarlo e Dallas, carente nella posizione di centro, dovra’ studiare le giuste contromosse per cercare di frenarlo. La presenza di ottimi tiratori sul perimetro e di un fuoriclasse come Wade, pero’, rende questo compito assai arduo. Ricordiamo che Shaq lottera’ per vincere il quarto titolo di Campione Nba.
Antoine Walker - Un paio di stagioni fa i Mavs, decisi a fare il passo decisivo per passare da squadra di buon livello a Campione della Western Conference, acquistarono Antoine Walker dai Celtics per incrementare il proprio livello offensivo. L’esperimento, avvenuto sotto la direzione di Coach Nelson, si rivelo’ un mezzo fallimento e Dallas, dopo essersi qualificata ai playoffs, venne eliminata al primo turno. Riley, dodici mesi fa, non ha voluto dare credito a questo fatto investendo nuovamente su Antoine Walker per avere una power-forward in grado di alzare il livello della panchina. Walker, noto per la sua riluttanza a non essere parte dello starting-five, non fece obbiezioni sulla scelta del ex-allenatore di Lakers e Knicks. Nemmeno nel corso della stagione appena terminata non si lamento’ mai della sua nuova condizione. Nei Playoffs, pero’, Riley ha deciso di proiettarlo come ala piccola tattica al fianco di Shaq e Haslem. Walker ha replicato all’incirca le stesse cifre (13.2 punti, 5.6 rimbalzi, 2.5 assists, 1.12 palle rubate) della regolar season ma, da sottolineare, il suo contributo soprattutto nella serie contro i Nets dove il suo modo di giocare e’ risultata la chiave di molte vittorie.
Udonis Haslem - Probabilmente il giocatore piu’ continuo di Miami (in campo 81 volte sugli 82 incontri disputati) il cui ruolo e’ quello di fare pagare a caro prezzo (9.3 punti con il 50% dal campo) i raddoppi effettuati dalle difese avversarie nei confronti di Shaquille O’Neal. La scorsa estate divenne free-agent ma Riley non ebbe mai il minimo dubbio sulla decisione di allungare la permanenza di Haslem in Florida (Udonis fu comunque molto contento di continuare ad essere parte della squadra che, a discapito di molte altre, aveva creduto per prima in lui). Quando’ Antoine Walker arrivo agli Heat, un paio di settimane dopo il suo rinnovo, Riley dichiaro’ che il posto in quintetto sarebbe comunque restato di Haslem. Cosi e’ stato durante tutto l’arco del campionato e dei playoffs. Altro compito di Udonis, oltre a quello gia’ descritto di segnare sugli scarichi del Diesel, e’ pulire i tabelloni (viaggia con una media di circa 8 rimbalzi catturati a partita).
Gary Payton - Payton, a differenza di J-Will, Posey e Walker, tutti arrivati nella Capitale della Florida questa estate, non e’ stato voluto da Riley ma bensi’ dal Diesel. Quando uno dei giocatori franchigia domanda di acquistare un free-agent, ad un prezzo comunque contenuto, difficilmente la dirigenza risponde con un “no” ed infatti The Glove, chiusa la parentesi con i Celtics, e’ arrivato agli Heat. Questa per GP sara’ la terza finale disputata nell’arco della sua carriera: la prima fu nel 1996 quando da co-leader, con Shawn Kemp, guido’ i Sonics in finale; la seconda fu nel 2004 quando, proprio in coppia con Shaq, arrivo’ alle finali ma si trovo’ la strada sbarrata dai Pistons. In queste Finali tentera’ nuovamente di coronare il sogno di ogni giocatore NBA ovvero vincere l’anello di campione. Il suo ruolo sul palcoscenico piu’prestigioso della stagione, come gia’ avvenuto durante tutto il corso del 2005/06, sara’ quello di fare riposare a turno le guardie titolari (Wade e J-Will) e mantenere comunque alto il livello degli Heat. Lontano dagli anni d’oro in cui la sua difesa gli valse il soprannome di The Glove (oltre al trofeo di difensore dell’anno 1996) resta comunque un veterano dotato di molta esperienza che puo’ sfruttare a suo vantaggio.

James Posey - Il ruolo di Posey negli Heat si puo’ paragonare a quello di Bowen negli Spurs: sfruttare le proprie capacita’ di difensore (anche se di livello inferiore rispetto a Bruce) per occuparsi degli esterni avversari piu’ esplosivi. In attacco il suo contributo difficilmente va oltre il tiro da tre punti che, da libero e con i piedi per terra, mette a segno abbastanza frequentemente. Questa sua caratteristica, in un team dove le difese delle altre squadre sono impegnate su Shaq e Wade, risulta molto importante perche’ le situazioni in cui viene lasciato libero sul perimetro sono abbastanza frequenti. In stagione regolare Riley lo aveva quasi sempre utilizzato come starter (63 volte su 67) mentre nei playoffs ha lasciato il proprio spot a Walker. Uscendo dalla panchina ha collezionato cifre praticamente identiche a quelle da titolare: 7.3 punti (34.2% da oltre l'arco), 5.6 rimbalzi e 1.1 assists.
Alonzo Mourning - Finalmente, dopo averci provato anche con i Nets, Mourning avra’ la sua prima e concreta possibilita’ di lottare per vincere il titolo. In questa stagione, probabilmente una delle ultime, se non l’ultima, della sua lunga e travagliata carriera, e’ risultato uno dei migliori difensori di tutta la lega riuscendo a replicare il proprio record di stoppate in una singola partita (9). Il suo impiego (20 minuti a partita) si e’ dimezzato nei playoffs (10) soprattutto a causa dell’infortunio avvenuto alle porte della post-season (polpaccio sinistro). Difficilmente in queste finali Riley lo utilizzera’ piu’ di quanto concessogli finora.



- Dallas Mavericks -


Jason Terry - Arrivo’ a Dallas come contropartita di Antoine Walker, oggi passato a Miami, ma nessuno avrebbe mai immaginato, alle porte dello scambio, che Jason sarebbe diventato una delle pietre angolari della franchigia Campione della Western Conference 2006. Terry, che durante la sua carriera non ha mai fatto grosse esperienze a livello di playoffs, e’ riuscito comunque a replicare nei playoffs quanto fatto vedere in stagione regolare: 17.8 punti (42.6% dal campo - 30% da oltre l’arco), 3.2 rimbalzi e 3.8 assists. Il suo contributo si e’ fatto sentire soprattutto nella serie contro gli Spurs dove, come in colti credono, se fosse stato presente in Gara 6 la serie si sarebbe conclusa sul 3-2 piuttosto che sul 4-3. Marchio di fabbrica del gioco di Terry, oltre alle penetrazioni, sono i tiri da tre punti che scaglia per punire le difese troppo attente a Howard o Nowitzki.
Devin Harris - Avery Johnson, allentore dei Mavs, in questi playoffs lo ha utilizzato come guardia titolare (al fianco di Terry e con Howard nel ruolo di ala piccola) per 12 volte sui 17 incontri disputati. Il suo gioco, almeno finora, si e’ integrato alla perfezione con quello di Dirk, Jason e Josh. Le sue cifre non molto elevate (10.1 punti, 2 assist e 2 rimbalzi a partita) rispecchiano il fatto che questa per Harris e’ la seconda stagione regolare nella NBA, quindi, anche a livello di playoffs, l’esperienza da lui acquisita non puo’ essere sicuramente elevata. Coach Johnson e’ solito farlo partire titolare per poi sostituirlo con il veterano Jerry Stackhouse.
Eric Dumpier - Il contrattone firmato da Dumpier due estati fa, dopo una stagione da 12 punti e 12 rimbalzi in maglia Warriors, lo proietterebbe direttamente fra gli starter dei Mavs. Infatti Coach Nelson, il predecessore di Johnson, nel primo anno di Eric in maglia Mavs lo utilizzo’ sempre come titolare ma, durante il 2005/06, il nuovo allenatore ha optato per farlo prevalentemente partire dalla panchina sia in stagione regolare (36 volte starter su 82 incontri ) che nei playoffs (2 volte su 12). La decisione di Johnson si spiega nel fatto che Eric, una volta arrivato in Texas (con il nuovo contratto in tasca), non e’ stato nemmeno piu’ lontanamente paragonabile a quello autore del 12+12. In questa finale difficilmente riuscira’ ad essere un fattore per arginare il Diesel quindi non ci sarebbe da stupirsi se Avery continuera’ a farlo partire dalla panchina e complessivamente Dampier andra’ sotto i 20 minuti di utilizzo.
Josh Howard - Insieme a Terry e Dirk rappresenta la terza bocca di fuoco della squadra Texana. Nel momento in cui si parla di Howard viene immediatamente citata una delle statistiche piu’ interessanti per i Mavs: quando lui segna 20 punti Dallas e’ imbattuta. La sua esperienza fatta a livello di Playoffs puo’ essere paragonata a quella di Terry, quindi non molto elevata, ma questo non gli ha impedito di incrementare le sue cifre passando da 15.6 punti, 6.3 rimbalzi e 1.9 assists a 17.4 punti, 7.2 rimbalzi e 1.2 assists. I suoi punti, come per quanto riguarda Wade negli Heat, sono frutto delle giocate che riesce a concretizzare contro le difese avversarie (non e’ raro vedergli ottenere e realizzare giochi 2+1). Nelle finali, le prime della sua carriera, molto probabilmente Riley gli sguinzagliera’ contro Posey ma Howard non teme nulla (soprattutto dopo aver affrontato la difesa di Bowen ed Artest rispettivamente al primo turno e nelle semi-finali di conference).
Dirk Nowitzki - Nowitzki e’ arrivato secondo nelle votazioni per il trofeo di MVP della stagione regolare che, per il secondo anno consecutivo, e’ stato dato a Steve Nash. Tuttavia non sono mancate le polemiche alzate da alcuni critici, i quali avrebbero voluto vedere il premio nelle mani del Tedesco piuttosto che in quelle del Canadese. A prescindere da quanto mostrato nel corso dei playoffs (28.4 punti, 11.9 rimbalzi, 3.1 assists e 1.24 palle rubate) Dirk in questo 2005/06 si conferma come il trascinatore di Dallas. Nowitzki, infatti, senza piu’ l’aiuto di Finely (andato agli Spurs) e Nash (Suns), ha rappresentato il faro dei Mavs capaci di una stagione da oltre 60 vittorie. In questa post-season tutte le sue cifre, riportate qualche riga sopra, sono aumentate e cio’ conferma il suo status di ottimo giocatore (probabilmente all’apice della carriera) in grado di incrementare il proprio rendimento quando ogni partita puo’ significare “vita o morte” della squadra. Se Dallas vincera’ il titolo, sara’ in larga parte merito suo, ed e’ difficile immaginare che qualcun altro ricevera’ il premio di MVP delle Finals.
Jerry Stackhouse - Arrivato due anni fa in Texas, nella trade che porto’ Jamison ai Wizards, e’ andato immediatamente ad occupare il ruolo di sesto uomo dei Mavs. Alcuni critici, considerato soprattutto il passato da realizzare di 30 punti di media (76ers-Pistons), erano scettici sulle possibilita’ di vederlo adattarsi a tale compito. Complice l’eta’ ed i continui infortuni, Jerry, ha accettato il ruolo dando ai Mavs l’opportunita’ di “sfoderare” un giocatore esplosivo (anche se non piu’ quello di una volta) e con punti delle mani dalla panchina. Coach Johnson, sulla scia di Nelson, prosegue nell’utilizzarlo per fare riposare a turno Harris e Daniels mantenendo comunque elevato il livello degli atleti presenti sul terreno di gioco. I suoi numeri, ottenuti nella post-season, parlano di 14 punti, 2.6 rimbalzi e 2.4 assists. Questa per Stackhouse, arrivato al decimo anno nella Lega, e’ la prima NBA Finals che andra’ a disputare.

Desegana Diop - Chiusa l’avventura con i Cavs, franchigia che lo scelse nel 01-02 ma che non fece nulla la scorsa estate per trattenerlo, si e’ spostato ai Mavs dove ha trovato un ambiente molto differente da quello lasciatosi alle spalle. Johnson in stagione regolare lo ha utilizzato in 81 incontri per un totale di 15 minuti a match con una media di 2.3 rimbalzi, 4.6 rimbalzi e 1.8 stoppate. Nella post-season l’utilizzo di Diop e’ andato in crescendo: nel primo turno, contro i Kings, e’ stato praticamente nullo; al secondo turno, oltre a risultare fondamentale nel limitare Duncan nell’OT di Gara 7, ha chiuso con 3.6 punti, 4.9 rimbalzi e 1.57 stoppate; contro i Phoenix e’ ulteriormente cresciuto passando a 25 minuti di utilizzo con 4.2 punti, 7 rimbalzi e 1.4 stoppate. Nelle finali Diop, almeno a priori, sembra l’unico giocatore con una chance nel limitare lo strapotere di Shaquille O’Neal nel verniciato. Purtroppo, essendo molto inesperto (soprattutto dei climi della post-season), tende a commettere un elevato numero di falli.

Keith Van Horn - Si tratta dell’unico giocatore della franchigia dei Mavs ad avere disputato almeno una finale NBA. A dire la verita’, per Van Horn, quello delle Finals non un bel ricordo: le raggiunse nel 2002 come titolare dei Nets, ma, sul palcoscenico piu’ importante dell’anno, sprofondo’ in nell’assenteismo piu’ totale nonostante nei playoffs, come in stagione regolare, fosse stato uno dei giocatori chiavi per New Jersey. Shaq, allora in maglia Lakers e in compagnia di Kobe, spazzo’ via la squadra dello Stato Giardino con un secco 4-0. Nell’estate, sempre del 2002, KMart si lamento’ pubblicamente del modo di giocare di Keith che fini’ ai 76ers in cambio di Mutombo. Proprio il suo peregrinare lo porto’, dopo diversi scambi, in maglia Mavs. Qui gli viene chiesto di iniziare dalla panchina e principalmente di aiutare la squadra sul lato offensivo, anche perche’ in difesa ha notevoli lacune, aprendo e punendo le difese con il suo tiro dalla lunga distanza.

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