Nba Finals 2014
13/06/2014
Gara 4

San Antonio Spurs @ Miami Heat
American Airlines Arena, Miami FL


San Antonio Spurs
Vs.
Miami Heat
Dopo aver tirato con la miglior percentuale dal campo nella storia di tutte le NBA Finals disputate sinora gli Spurs, com’è facile intuire, confermano l’inserimento di Boris Diaw nel loro quintetto base. Da parte di Miami, invece, nessuna modifica dunque ancora Rashard Lewis affiancato al Big Three e Mario Chalmers. L’ex-Raptors griffa il primo canestro della serata. Ma il pubblico, almeno nelle battute iniziali, ha poco di che rallegrarsi:  entrambe le franchigie impiegano un attimo a scaldare la mano quindi è San Antonio a salire in cattedra di prepotenza, in versione catch and shoot (ovvero prendi e  tira) Green si alterna dalla linea dei tre punti con Parker e quando mancano 6.52 gli ospiti conducono di 9, 13-4, costringendo Spoelstra al time out.
La pausa rincuora i padroni di casa che trovano in Wade e Bosh i propri “alfieri”. Il #3 ruba un paio di palloni, intanto Bosh in attacco batte Duncan e a -4.59 ha già segnato più tiri di quanto fatto in tutta gara 3,  costringendo così gli avversari a parlarci sopra perché accorcia il divario ad un possesso: 13-10, -3 Heat.  Due brutti passaggi (Leonard per Ginobili e Ginobili per Parker) pescano un Tony di nuovo pronto per un catch and shoot. James, costretto ad un pausa “obbligata” nello spogliatoio (leggasi bagno), connette la bomba per mantenersi sul -4, ma la panchina dei Texani ha la meglio:  Bonner entra nell’area per un facile piazzato quindi è Mills a connettere dalla linea dei tre punti e il divario torna a +9: 22-13.
Negli ultimi 76 secondi Ginobili e Leonard rispondono a Anderson e James mantenendo intatto il divario e chiudendo sul 26-17, +9 Spurs.

Al primo time-out, -8.43, i padroni di casa hanno di che riflettere perché se da una parte non stanno più concedendo oltre il 70% dal campo, come avvenuto in gara 3, dall’altra San Antonio ha già realizzato 9 assists complessivi e viaggia al 57%. Il piazzato di Allen in uscita dal break riduce il massimo svantaggio visto sinora da -13 a -10, ma uno Splitter trovato magistralmente da dietro la schiena da Diaw ed un tiro arcobaleno di Parker si intervallano ad un viaggio in lunetta di Bosh e riscrivono +12 San Antonio: 37-25  Poco più tardi, a -6.43, Ray Allen fa abboccare Green ad una finta quindi da smarcato spara la bomba del -9. Popovich preferisce parlarci sopra.
La scelta dell’agente CIA si conferma ancora una volta corretta poiché bastano i due possessi successivi, piazzato di Leonard e tripla di Ginobili, per sentire di nuovo il fischietto degli arbitri e a -5.20 arriva il time-out di Spoelstra sotto di 14 lunghezze: 42-28.
L’interruzione voluta dal coach dei campioni in carica, sfortunatamente per i tifosi, non ha lo stesso esito del collega avversario. Infatti sono Parker e Duncan a far frusciare le retine per il +18 quindi una difesa da manuale si chiude nel verniciato dove Ginobili stoppa James mentre ci pensa Duncan a timbrare il cartellino di Bosh per una stoppata più recupero. Sul versante opposto Mills risponde “pronto”dall’angolo: 53-33, +20 Spurs. L’attacco dei campioni in carica continua a latitare e la difesa lo segue a ruota come testimonia il tiro di Mills sbagliato seguito da un rimbalzo tirato giù con una devastante schiacciata di Kawhi Leonard (lasciato completamente libero). Il massimo vantaggio visto sinora, 33-55, viene limato da una tripla di James prima della pausa: 55-36, -19 Miami.

Ripristinati 21 punti di margine i quattro volte campioni Texani, nelle battute iniziali, sembrano rivivere quanto accaduto in gara 3 ovvero un terzo quarto votato alla rimonta dai padroni di casa. In questo frangente a trascinare Miami non può che essere LeBron James: il quattro volte MVP scrive personalmente 8 punti del break 10-2 grazie al quale gli Spurs passano da +21 a +13 in meno di 4 minuti. A -7.54 arriva il primo time-out del secondo tempo di San Antonio.
Il momento positivo dei padroni di casa e di James, il quale nel primo tempo ha avuto problemi di stomaco, si esaurisce in fretta. Infatti nei successivi 120 secondi ai giocatori in maglia bianca non entra più un tiro (la situazione più “drammatica” è quella di Wade: 1/9) mentre i Texani si affidano a Diaw (l’atleta con il miglior ranking +/- di tutta la finale) e Leonard per ristabilire 20 punti di margine, 48-68, costringendo Spoelstra a parlarci sopra a -5.39 dalla sirena.
Il destino della partita, almeno per quanto riguarda il terzo quarto, sembra destinato a non cambiare:  James spezza un viaggio in lunetta quindi Duncan, che grazie a questa partita è diventato il giocatore con più minuti disputati nei playoffs di tutta l’NBA (8862), riceve da uno scarico di Diaw per inchiodare il +21. Qualche istante più tardi Leonard manda a segno la tripla del +24 ed il pubblico, a -3.48, inizi a fischiare “sonoramente” la propria squadra.  James continua a cercare disperatamente la rimonta, ma nessuno dei suoi colleghi riesce ad aiutarlo e cosi i suoi assalti si trasformano in “assoli” come testimonia la grafica che appare a qualche secondo dallo zero assoluto: dei 21 punti messi a referto nel terzo quarto da Miami, 19 sono stati di James.  San Antonio, approfittando delle 10 palle perse complessive dei ragazzi di Pat Riley, non si fa scappare l’opportunità di chiudere con 24 lunghezze di margine: 81-57.

Visti gli avversari toccare il +25, 84-59, Miami, con James in panchina, prova a rialzare la testa passando per la “vecchia guardia” ovvero Haslem e Wade, gli unici due sopravvissuti del titolo 2006, autori di un mini break 7-0. L’ex-agente Cia a capo della panchina texana non attende oltre e chiama un break a -9.05.
Mills esce dal breafing connettendo la bomba del +21 quindi sull’altro l’alto del campo ottiene un fallo in attacco. In difesa Duncan torna a controllare il biglietto di Bosh (di nuovo respinto al mittente) e Leonard lascia un altro biglietto da visita marcando alla perfezione James e sul versante opposto del campo concretizzando quattro punti. Diaw trova Duncan dietro le linee “nemiche” e al Caraibico non resta altro che schiacciare nel ferro il 93-71, +22.
Il pubblico, con 5 minuti dallo zero assoluto, passa dal fischiare la propria squadra a lasciare i propri posti per avviarsi a casa (evitando cosi il consueto ingorgo di fine partita quando tutti i tifosi lasciano il palazzetto e si riversano nelle strade). Spoelstra tenta di parlarci sopra, ma con il passare dei minuti deve arrendersi all’evidenza rimuovendo tutti i propri titolari e lasciando, per la seconda partita consecutiva, ai giocatori della panchina il duro compito di chiudere una partita finita ancor prima di iniziare.
Dunque in un’arena ogni secondo sempre più vuota, mentre i panchinari concludono il match, i campioni in carica si preparano mentalmente per gara 5 che con il nuovo regolamento sarà disputata in casa degli Spurs  (detentori del fattore campo). Nelle storia delle NBA FInals, a prescindere dal formato (2-3-2 o 2-2-1-1-1) nessun team finito sotto 1-3 è mai riuscito a vincere il titolo. La partita finisce sul 107-86.  

Per seconda sera consecutiva Kawhi Leonard si laurea MVP del match con 20 punti, 14 rimbalzi, 7/12 dal campo, 3 recuperi e 3 stoppate.  Decisivi anche i contributi di Duncan (10 punti, 11 rimbalzi) e Parker (19 punti). Straordinaria prestazione dell’ex-Hawks/Suns Boris Diaw: 8 punti, 9 rimbalzi e 9 assists.  Il miglior sesto uomo è Patty Mills: 14 punti, 5/8 dal campo.

Degli sconfitti il miglior è James autore di 28 punti e 8 rimbalzi. Gli altri 2/3 del Big Three sono nulli: dopo il buon avvio Bosh è sparito (12 punti, 4 rimbalzi) mentre Wade non è mai entrato in partita (10 punti, 3/13 dal campo).

M.V.P.: Kawhi Leonard
(20 punti, 14 rimbalzi, 7/12 dal campo, 3 recuperi e 3 stoppate)


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