Gara 4
American Airlines Arena, Miami FL
Vs.
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Dopo aver tirato con la miglior percentuale dal campo nella storia di tutte le NBA Finals disputate sinora gli Spurs, com’è facile intuire, confermano l’inserimento di Boris Diaw nel loro quintetto base. Da parte di Miami, invece, nessuna modifica dunque ancora Rashard Lewis affiancato al Big Three e Mario Chalmers. L’ex-Raptors griffa il primo canestro della serata. Ma il pubblico, almeno nelle battute iniziali, ha poco di che rallegrarsi: entrambe le franchigie impiegano un attimo a scaldare la mano quindi è San Antonio a salire in cattedra di prepotenza, in versione catch and shoot (ovvero prendi e tira) Green si alterna dalla linea dei tre punti con Parker e quando mancano 6.52 gli ospiti conducono di 9, 13-4, costringendo Spoelstra al time out. La pausa rincuora i padroni di casa che trovano in Wade e Bosh i propri “alfieri”. Il #3 ruba un paio di palloni, intanto Bosh in attacco batte Duncan e a -4.59 ha già segnato più tiri di quanto fatto in tutta gara 3, costringendo così gli avversari a parlarci sopra perché accorcia il divario ad un possesso: 13-10, -3 Heat. Due brutti passaggi (Leonard per Ginobili e Ginobili per Parker) pescano un Tony di nuovo pronto per un catch and shoot. James, costretto ad un pausa “obbligata” nello spogliatoio (leggasi bagno), connette la bomba per mantenersi sul -4, ma la panchina dei Texani ha la meglio: Bonner entra nell’area per un facile piazzato quindi è Mills a connettere dalla linea dei tre punti e il divario torna a +9: 22-13. Negli ultimi 76 secondi Ginobili e Leonard rispondono a Anderson e James mantenendo intatto il divario e chiudendo sul 26-17, +9 Spurs. Al primo time-out, -8.43, i padroni di casa hanno di che riflettere perché se da una parte non stanno più concedendo oltre il 70% dal campo, come avvenuto in gara 3, dall’altra San Antonio ha già realizzato 9 assists complessivi e viaggia al 57%. Il piazzato di Allen in uscita dal break riduce il massimo svantaggio visto sinora da -13 a -10, ma uno Splitter trovato magistralmente da dietro la schiena da Diaw ed un tiro arcobaleno di Parker si intervallano ad un viaggio in lunetta di Bosh e riscrivono +12 San Antonio: 37-25 Poco più tardi, a -6.43, Ray Allen fa abboccare Green ad una finta quindi da smarcato spara la bomba del -9. Popovich preferisce parlarci sopra. Ripristinati 21 punti di margine i quattro volte campioni Texani, nelle battute iniziali, sembrano rivivere quanto accaduto in gara 3 ovvero un terzo quarto votato alla rimonta dai padroni di casa. In questo frangente a trascinare Miami non può che essere LeBron James: il quattro volte MVP scrive personalmente 8 punti del break 10-2 grazie al quale gli Spurs passano da +21 a +13 in meno di 4 minuti. A -7.54 arriva il primo time-out del secondo tempo di San Antonio. Visti gli avversari toccare il +25, 84-59, Miami, con James in panchina, prova a rialzare la testa passando per la “vecchia guardia” ovvero Haslem e Wade, gli unici due sopravvissuti del titolo 2006, autori di un mini break 7-0. L’ex-agente Cia a capo della panchina texana non attende oltre e chiama un break a -9.05. Per seconda sera consecutiva Kawhi Leonard si laurea MVP del match con 20 punti, 14 rimbalzi, 7/12 dal campo, 3 recuperi e 3 stoppate. Decisivi anche i contributi di Duncan (10 punti, 11 rimbalzi) e Parker (19 punti). Straordinaria prestazione dell’ex-Hawks/Suns Boris Diaw: 8 punti, 9 rimbalzi e 9 assists. Il miglior sesto uomo è Patty Mills: 14 punti, 5/8 dal campo. M.V.P.: Kawhi Leonard (20 punti, 14 rimbalzi, 7/12 dal campo, 3 recuperi e 3 stoppate) |
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