Nba Finals 2012
The Starting Line-Up:
Scopri i protagonisti di Thunder e Heat


- Oklahoma City Thunder -
Russel Westbrook
Russell Westbrook - Arrivato nel 2008 RusselL Westbrook si è subito inserito alla perfezione nel quintetto dei Thunder risultando il compagno ideale di Kevin Durant. Attenzione però, considerare Westbrook una semplice “spalla” di Durant sarebbe un grosso errore dal momento che il numero 0 di OKC si è confermato come titolare inamovibile delle ultime 4 stagioni (playoffs inclusi) grazie ad una crescita progressiva e continua che lo scorso anno convinse la dirigenza a cedere Jeff Green per Kendrick Perkins. Per quanto riguarda i punti a partita, tornando a parlare di numeri, il 2011/12 rappresenta il massimo sinora raggiunto: 23.6 punti realizzati a cui aggiunge la miglior percentuale dal campo di sempre (45.7%). L’ex-UCLA si occupa anche di “smazzare” assists (5.5) e recuperare rimbalzi (4.6). Nella corsa alla finale 2012 la sua serie migliore è stata senza dubbio quello contro i Lakers. Mai sotto i 15 punti ha toccato l’apice in gara 4 con 37 ed ha chiuso con una media di 25.6 punti, 5.4 rimbalzi e 4.6 assists. Decisamente meno “brillante” in fase offensiva contro i veterani di San Antonio (18.2 di media), Wesbrook ha comunque recuperato con gli assissts saliti a quota 7.3. Sempre per quanto riguarda il duello con i Nero-Argento da sottolineare le ultime due partite: sia in gara 5 (decisiva con la serie sul 2-2) che in gara 6 (primo match point) Russell, nonostante fosseroi primi due match della sua carriera con in palio un risultato cosi importante, non ha battuto ciglio mostrando sangue freddo da vendere.
Thabo Sefolosha
Thabo Sefolosha - Quando in squadra hai un play come Wetbrook ed una ala piccola come Durant allora, per non dover giocare con 2 palloni in campo, il ruolo di guardia devi affidarlo ad un giocatore che si accontentata di pochi possessi in attacco ed è pronto a dare l’anima in difesa. Quello appena descritto nei Thunder corrisponde a Thabo Sefolosha. Giunto a Oklahoma nel corso del 2008/09, ceduto da Chicago, la sua carriera NBA sembrava destinata ad esaurirsi in breve tempo salvo trovarsi al momento giusto nel posto giusto. Subito capace di distinguersi per le qualità difensive (nel 2009/10 inserito nel secondo quintetto difensivo ideale della NBA) Sefolosha, come Westbrook e soci, è diventato titolare inamovibile diventando una delle icone dei Bianco-Azzurri.
Kendrick Perkins
Kendrick Perkins - Dopo 8 anni ai Celtics, dove si è costruito un’ottima reputazione come difensore (ed ha vinto un titolo nel 2008), la scorsa stagione i Bianco-Verdi decisero di cederlo in cambio di Jeff Green. Nell’immediato la trade sembrava avvantaggiare di più i Celtics, ma il 2011/12 ha dato ragione a OKC. Un Perkins finalmente recuperato dall’infortunio (avvenuto nelle finali 2010) ha pattugliato l’area in compagnia di Ibaka rendendo l’area dei Thunder uno dei posti più difficili da “sorvolare” senza “turbolenze”. Nel corso dell’ultima stagione LeBron James si è complimentato per la schiacciata fatta da Griffin proprio ai danni di Perkins. Il fatto che James abbia voluto sottolineare il gesto, a prescindere dalle polemiche che ne sono conseguite, solo perché realizzato su Perkins, conferma (in modo indiretto) lo status di ottimo difensore di cui gode Kendrick. Il contributo dell’ex-armadio di Boston sarà importante anche nello spogliatoio (a livello di consigli) perché è l’unico titolare ad aver raggiunto in due occasione la finale e ad averne vinta una.
Serge Ibaka
Serge Ibaka - Nato in Congo e dotato di passaporto Spagnolo Serge Ibaka è una delle (tante) scommesse vinti dai Thunder. Quest’anno il nome di Ibaka si è fatto parecchio sentire soprattutto per le capacità difensive che hanno convinto i coach a votarlo in “massa” nelle elezioni del All-Defensive Team (l’unico a ricevere più voti di Ibaka è risultato LBJ). Tuttavia la carriera di Serge iniziò quasi in punta di piedi dal momento che al draft 2008 scese sino alla chiamata numero 24 quando a chiamarlo furono appunto i Thunder. Stagione dopo stagione il congolese è cresciuto, guadagnandosi la fiducia di compagni di squadra e coach sino ad ottenere il posto di centro titolare nel 2011/12. In campo 66 volte su 66 incontri disponibili Ibaka, come anticipato, si è distinto soprattutto per la grinta in difesa testimoniata dai rimbalzi (7.5) e dalle stoppate (3.7). Più che discreto pure in fase offensiva con 9.1 punti ed il 53.5% dal campo. Nei primi tre turni di playoffs Serge ha replicato quanto fatto vedere in stagione dunque i finalisti della Eastern Conference sono avvertiti: attaccare l’area dei Thunder, con un “radar” come Ibaka, non è una passeggiata.
Kevin Durant
Kevin Durant - Arrivato nel 2007/08 nella NBA quando i Thunder giocavano a Seattle e si chiamava Sonics, Durant si è immediatamente confermato come il volto della franchigia prima Giallo-Verde (ai tempi dei Sups) e poi Bianco-Azzurra. Nelle ultime tre stagioni il nome del prodotto del Ateneo del Texas continua ad essere citato fra i “papabili” per la vittoria del trofeo di MVP della stagione regolare, ma sinora è sempre finito (non senza polemiche) in altre mani (2010-2012 a James e 2011 a Rose). Il semplice fatto di contendersi il trofeo individuale più ambito della NBA, però, è più che un semplice biglietto da visita per Durant il quale, com’è facile immaginare, vorrà utilizzare il palcoscenico più importante dell’anno per mostrare di meritare molto di più che il trofeo di MVP. Il curriculum del nativo di Washington per il 2011/12 ci parla di un giocatore all-around (completo in ogni reparto): 28 punti, 8 rimbalzi, 3.5 assists, 49.6% dal campo, 38.7% da oltre l’arco, 1.2 stoppate e 1.3 recuperi ad allacciata di scarpe. Parlando di CV per il terzo anno di fila è stato inserito negli All-NBA Team. Per quanto riguarda la post-season Durant si è confermato il carro trainante del club salendo d’intensità nella serie più difficile ovvero quella contro gli Spurs: con 3 partite oltre i 30 punti ha alzato il trofeo di campione della Western Conference con 29.5 punti, 7.5 rimbalzi e 3 assists di media. A prescindere da come si concluderanno le finali per Durant, ma lo stesso discorso è applicabile a tutti i suoi colleghi, il semplice fatto di averle raggiunte e l’ennesimo passo verso una crescita iniziata nel 2010 (eliminazione al primo turno per mano dei Lakers), proseguito nel 2011 (eliminazione nelle finali di conference dai Mavericks) e sfociata nelle finali 2012.
James Harden
James Harden- Salito alla ribalta dei mass media soprattutto per il brutto episodio subito da Artest (gomitata in faccia costata a World Peace 7 partite di squalifica) Harden è molto di più che un semplice panchinaro per i Thunder. Dodici mesi fa a confermarlo era arrivata la decisione dei Thunder di preferirlo a Green (ceduto) e circa 30 giorni fa a ribadire l’ottima scelta è stata l’elezione del sesto uomo dell’anno consegnato appunto nelle mani di Harden. In coda a Westbrook e Durant i numeri di James, entrato a far parte di OKC nel 2009 con la terza chiamata assoluta, stagione dopo stagione sono andati in crescendo. Per ora l’apice è stato raggiunto nel 2011/12: 16. 8 punti, 4.1 rimbalzi, 4.7 assists ed il 49.1% dal campo. In totale il prodotto di Arizona State è sceso in campo in 62 incontri partendo dalla panchina in ben 60 occasioni. Decisivo contro i Mavericks (18.3 punti, 5.5 rimbalzi, 4.5 assists in 32.3 minuti di utilizzo a partita), Harden ha poi mostrato un ottimo “self-control” nel secondo turno quando si è dovuto confrontare con World-Peace. James, nonostante tutto il polverone generato dalle dichiarazioni dell’ex-Artest, ha preferito non esprimersi sull’argomento lasciando che a parlare fossero i suoi numeri: 16 punti, 4.6 rimbalzi e 2.2 assists di media nelle cinque partite per mettere a tacere Metta ed i Lakers (eliminati 4-1). Contro gli Spurs è tornato ai livelli del primo turno risultando inoltre uno dei giocatori chiave per proiettare i Thunder alla prima finale nella storia della franchigia.
Derek Fisher
Derek Fisher - Fisher, con Perkins, è uno dei pochi Thunder ad avere esperienza a livello di finali, ma è proprio per questo motivo che i Thunder, a metà stagione, hanno decisero di firmarlo. Sino ad oggi di Fisher ai Thunder si ricorda soprattutto l’arrivo in squadra effettuato nelle vesti di free-agent dopo la cessione (a sorpresa) dei Lakers ai i Rockets ed il taglio da parte di Houston (dove si è rifiutato di giocare). Indossando il numero 37, i suoi anni, al momento Fisher non ha fatto la differenza in nessun match di stagione (4.9 punti, 1.5 rimbalzi e 1.4 assists) quanto nei palyoffs. Come anticipato qualche riga sopra, però, al veterano di 15 annate si chiede soprattutto leadership nello spogliatoio senza escludere qualche giocata chiave (una costante della sua carriera) durane la finale.
Nick Collison

Daequan Cook
Daequan Cook - Nick Collison - Nick Collison è il giocatore con più esperienza per quanto riguarda gli anni trascorsi nei Sonics/Thunder: selezionato nel al draft 2004, è sopravvissuto al cambio di città e ad oggi vanta tutta la carriera con la stessa maglia (rispettivamente 4 anni a Seattle e 4 a Oklahoma City). Nel 2011/12, come del resto accade ormai da 2 stagioni e mezza, Collison parte dalla panchina restando in campo per circa 20.7 minuti nei quali si occupa di far riposare i lunghi Perkins e Ibaka. Il suo maggior contributo arrivata sotto le plance dove cattura quasi 5 rimbalzi ad incontri. Specialista del tiro da tre punti (nel 2009 vinse la gara dei tre punti al All-Star Game) a Cook viene chiesto principalmente di sfruttare le sue capacità per piazzarsi negli angoli e far pagare a caro prezzo i raddoppi su Durant/Westbrook. Cook, come Collison, fa parte della rotazione fissa degli uomini di coach Scott Brooks.






Miami Heat
Mario Chalmers
Mario Chalmers - I progetti di Spolestra datati estate 2010 (dopo l’arrivo di James) erano già quelli di schierare Chalmers al fianco di Wade nel reparto delle guardie titolari. Nel 2010/11, però, ci fu un susseguirsi infinito di firme/rilasci nel settore playmaker ed alla fine Mario scalò in panchina. Fallito l’assalto al titolo 2011, sconfitta riportata per mano dei Mavs nelle scorse finali, Erik è tornato sui propri passi e per il 2011/12, approfittando dell’uscita di scena dei tanti (troppi) free-agent firmati nel corso del 2011 dagli Heat, ha piazzato Chalmer fra i titolari dove sinora non ha saltato nemmeno una gara (64 /64 in stagione regolare e 15/15 nei playoffs). Il contributo del prodotto dell’Ateneo di Kansas non è più quello di 12 mesi fa, quando si occupava di far riposare a turno Wade/Bibby, ma risulta molto più attivo negli schemi del club come testimoniano i numeri passati da 6.4 punti, 2.5 assists e 2.1 rimbalzi a 9.8 punti, 3.5 assits, 2.7 rimbalzi. L’impegno di Chalmers si registra pure in difesa con 1.5 recuperi a partita (anche qui è migliorato rispetto al 2010/11 – 2.1).
Dwyane Wade
Dwyane Wade Nell’estate 2010, contando sul supporto di Riley e della dirigenza, riuscì a convincere James e Bosh ad unirsi a lui sotto la bandiera degli Heat per andare alla caccia del anello quindi Wade disputò il 2010/11 nelle vesti di “rappresentate” principale del club (nonchè prima opzione offensiva). L’approccio di Wade per il 2011/12 (probabilmente complice la sconfitta riportata in finale 2011), però, è cambiato: Dwyane ha mollato l’acceleratore lasciando a LeBron James il ruolo di prima stella assoluta. Statisticamente parlando i numeri di Wade sono in calo sia per quanto riguarda il rendimento in stagione che nei playoffs, ma a livello di rendimento collettivo la scelta del numero 3 ha avuto ragione (almeno sinora) come testimonia il trofeo di MVP vinto da James (devastante in ogni reparto) ed il raggiungimento della seconda finale consecutiva (anche se non mancano le polemiche causate dalle 6 partite necessarie per battere i Pacers – squadra giovane e senza esperienza di playoffs – e ben 7 per disfarsi dei Celtics nelle finali di conference – i quali non erano nemmeno attesi a questo livello in quanto Chicago era la favorita). Nonostante in calo i numeri di Wade continuano ad essere di altissimo livello: 22.1 punti, 4.6 rimbalzi e 4.8 assits. Nella corsa alle Finals 2012 la miglior serie per Dwyane è stata quella contro Indiana dove, a parte lo “scivolone” di gara 3, ha macinato numero da fuori classe assoluto: 29 punti in gara 1, 30 in gara 4 e 41 nella decisiva gara 6.
Chris Bosh
Chris Bosh -  Bosh condivide con Haslem il ruolo di centro/ala grande titolare, ma la sua presenza nel quintetto base non è ancora confermata al 100% a causa dell’infortunio avvenuta in gara 1 delle semi-finali contro gli Indiana Pacers. Cercando di “allungarsi” per evitare l’avversario, canestro e fallo ottenuti, Chris ha riportato lo stiramento degli addominali uscendo di scena il 14/05 e rientrando solo il 05/06. Bosh, ancora in fase di “recupero” in gara 5 e 6, ha mostrato di essere tornato in forma solo in gara 7 concludendo con 19 punti ed 8 rimbalzi (numeri che rispecchiano la sua media di 18 punti e 7.9 rimbalzi). In tutte le ultime 3 partite, come anticipato, Spoelstra ha preferito farlo partire dalla panchina lanciando in quintetto la coppia Haslem/Battier, ma ci sono buone possibilità che il braccio destro di Riley, sul palcoscenico più importante della stagione,  torni a schierare Chris tra lo starting lineup. Il ruolo dell’ex-Georgia Tech, che fu il primo nelle vesti di free-agent a comunicare la scelta di unirsi a Wade negli Heat, continua ad essere quello di terza opzioni offensiva del club (dietro a Wade e James) e prima nel settore lunghi.  Contro New York aveva in parte sofferta il duello con il difensore dell’anno Tyson Chandler. La speranza dei tifosi dei Rosso-Neri è che abbia fatto tesoro dell’esperienza perché contro Ibaka e Perkins non avrà vita facile.
Udonis Haslem
Udonis Halsem - Laceratosi i legamenti ad inizio stagione 2010/11 Haslem rientrò in tempi record per aiutare Miami, sua unica squadra NBA sino ad oggi, nella caccia al titolo 2011. Nonostante il nobile gesto ed i buoni propositi, però, Haslem nella post-season 2011 risultò ad anni luce rispetto alla sua migliore forma fisica. Nella stagione regolare terminata qualche mese fa Spoelstra ha deciso di utilizzarlo principalmente dalla panchina (54 volte su 64) da dove si alza per fare riposare i titolari Bosh ed Anthony e giocare i minuti “caldi” delle partite (non a caso Joel Anthony è sparito dal quintetto appena iniziato i playoffs). Nella post-season Haslem è risultato titolare in 10 delle 17 partite giocate sinora e ci sono buone possibilità che continui ad occupare tale ruolo. A livello di rendimento i suoi numeri sono paragonabili a quelli dell’altranno (periodo pre-infortunio): 6 punti e 7.3 rimbalzi (il settore dove gli si chiede il maggior contributo).
LeBron James
LeBron James - La finale 2012 metterà di fronte l’MVP del 2012 e il giocatore che, ormai da un paio d’anni, viene considerato come “papabile” per il trofeo salvo perderlo in favore di altri candidati. Stiamo ovviamente parlando di LeBron James e Kevin Durant. A prescindere da questo “duello nel duello”, però, la stagione di LBJ è stata senza ombra di dubbio una delle migliori di tutta la sua carriera ed il trofeo di MVP è più che meritato. Disegnato come alfiere principale nell’attacco degli Heat (con licenza di inventare) James ha risposto nel migliore dei modi: 27.1 punti, 53.1% dal campo, 36.2% da oltre l’arco, 7.9 rimbalzi, 6.2 assists e 2 recuperi ad allacciata di scarpa. Alla cerimonia della consegna del premio James, con numeri capaci di far impallidire qualsiasi campione presente, passato e futuro, però, ha subito voluto sottolineare come l’MVP (terzo in carriera) non sia il suo obiettivo principale che era e rimane quello di vincere un anello di campione (sfiorato nel 2007 e 2011). A tale riguardo il palcoscenico delle finali 2012 rappresenta anche l’ennesimo appello per redimersi di quanto fatto vedere sinora: un ottimo giocatore devastante sino alle finali di conference, ma destinato a scomparire (o comunque non riesce più ad essere incisivo) nelle partite disputate nel mese di giugno del calendario “canonico” (detto in altre parole: le finali). Dunque le aspettative nei confronti dell’ex-giocatore di Cleveland (dove ancora non l’hanno perdonato del tradimento) sono altissime, ma fino a questo momento ha risposto nel migliore dei modi salendo di rendimento serie dopo serie: dai 27.8 punti, 6.2 rimbalzi e 5.6 assisti contro New York e passato a 30 punti, 10.8 rimbalzi e 6.2 assists contro Indiana per poi toccare 33.6 punti, 11 rimbalzi e 4 assists nelle finali con Boston.
Shane Battier
Shane Battier - Sino all’estate 2011 Battier aveva sempre e solo indossate 2 divise: quella dei Grizzlies e quella dei Rockets. Tuttavia il nativo di Birmingham ha approfittato del proprio status di free-agent per spostarsi alla corte di James e Wade. Veterano di 10 stagioni, Battier, è stato accolto a braccia aperte perché porta con se delle caratteristiche (solida nomina di difensore, serietà dentro e fuori dal campo, tiratore eccellente da oltre l’arco) di cui Miami aveva bisogna e ricercava da oltre un anno. In stagione regolare (4.8 punti, 2.4 rimbalzi, 1.3 assits, 23.1 minuti, 33.9% da oltre l’arco) Coach Spoelstra ha preferito farlo partire dalla panchina, ma nella post-season la sesta chiamata assoluta dei Grizzlies al draft 2001 (che eventualmente può fare pure l’ala grande tattica) è stato fatto partire fra i primi cinque in 10 delle complessive 17 partite. L’infortunio di Haslem ha fatto pure lievitare il suo minutaggio salito a 31.9 di media.
Mike Miller

James Jones
Mike Miller - James Jones - Ruoli diversi (rispettivamente guardia il primo e ala piccola il secondo) ma stessi compiti per Mike Miller e James Jones. Rispetto a 12 mesi fa, almeno per quanto li riguarda, non è cambiato nulla: tutti e due sono specialisti dalla lunga distanza (40.4% Jones – 45.3% Miler) quindi si piazzano sull’arco dei tre punti in attesa dei passaggi (di solito targati Wade e/o James) per fare pagare a care prezzo ogni raddoppio della difesa avversaria. Proseguendo il paragone con il 2010/11 l’unica differenza è il minutaggio. Complice un infortunio 12 mesi fa Spoelstra preferiva Jones a Miller. Oggi, con Mike completamente recuperato, è Miller a restare più tempo sul terreno di gioco come testimoniano i suoi 18.5 minuti contro gli 8.1 di James.
Ronny Turiaf
Ronny Turiaf - Arrivato a stagione in corso (via Washington-Denver) Turiaf, negli Heat, ha dato una mano in difesa con rimbalzi (4.6) e stoppate (1.1). I suoi numeri, però, non hanno impressionato lo staff di Miami. Trascorso il primo turno (tranne 7 minuti) nelle vesti di spettatore non pagante, l’ex-Lakers-Warriors-Knicks, ha visto il proprio minutaggio aumentare quando Chris Bosh si è infortunato accorciando di conseguenza la rotazione dei lunghi. Una volta rientrato Chris, però, il minutaggio di Ronny è di nuovo colato a picco (3 minuti in totale da gara 4 a gara 7 contro Boston). Turiaf,salvo ricadute dell’ex-Raptors nell’infortunio, molto probabilmente vivrà le finali come un’altra serie trascorsa a bordo campo.

Tutti i loghi, marchi ed immagini riportati in questo sito appartengono ai rispettivi proprietari. Quindi tutti i diritti sono riservati ai loro proprietari. Copyright © 2003-2016 www.joeiverson.com | Tutti gli articoli e le biografie sono di proprietà degli autori.
<