La biografia di
Deron Williams
Biografia aggiornata a fine stagione 2007/08
Deron Michael Williams e’ nato il 26 Giugno 1984 a Parkersburg in West
Virginia in una famiglia dove lo sport aveva gia’ un ruolo molto importante.
La madre (Denise) e la zia (Judy) durante la loro carriera scolastica al liceo
e al college di West Liberty State si erano messe in evidenza per le capacita’
atletiche mostrate nel basket e nelle pallavolo. Soprattutto Denise mostrava
spiccate doti nella propria “meta’ campo” e non a caso sia
alla High School che all’Universita’ venne votata come miglior difensore
del team di pallacanestro. Purtroppo nella famiglia di D-Will (come oggi viene
soprannominato) mancava la figura del padre che se ne ando’ di casa quando
lui era piccolo lasciando alla madre il compito e la responsabilita’ di
allevare i figli (Deron ha una sorella di nome Danae).
Nel corso degli anni Denise per lavoro si sposto’ in Texas (vicino a Dallas)
ma senza mai dimenticarsi di spingere il figlio (di natura abbastanza tranquilla
e timida) a scendere giorno
Dopo il rifiuto di North Carolina e Georgia Tech trovo un posto' fra le fila
di Illinois.
dopo giorno sul terreno di gioco per migliorarsi e diventare sempre piu’
forte. Le prime tracce lasciate da D-Will nel mondo del basket risalgono agli
ultimi due anni di superiori disputati sotto la guida di Coach Tommy Thomas
alla The Colony High School. Da Junior concluse il campionato con 17 punti,
9.4 assits, 5 rimbalzi e 2 recuperi confermandosi una delle colonne portanti
per permettere ai Coguars (nome della squadra) di finire l’annata con
un record di 32-2. Fece ancora di meglio l’annata successiva, il 01/02,
quando da senior sali’ a 17.6 punti, 8.4 assists, 6.1 rimbalzi e 2.6 assissts
ed il record finale fu di 29-2.
A livello statale Deron veniva considerato fra i migliori prospetti pronti per
il college, come confermavano gli inserimenti nel primo quintetto ideale da
parte di molte riviste sportive del Texas, tuttavia a livello di interesse nazionale
a mettersi in mostra alla luce dei riflettori era il bomber del team ovvero
Bracey Wright. Quest’ultimo infatti venne chiamato a partecipare al McDonald’s
All-American Game mentre Williams venne lasciato a casa e inserito come numero
27 da parte di All-Star Report nell’ordine di graduatoria dei migliori
prospetti pronti per il College. Lo scetticismo che aleggiava intorno a Deron
era principalmente legato alla sua forma fisica non proprio perfetta ma (in
quegli anni) piuttosto “rotonda”.
Nonostante i problemi di peso (poi superati senza nessuna fatica) Williams,
che finora (almeno pubblicamente) ha sempre detto di non essersela presa per
la mancata convocazione al McDonald All-Star, era entrato nel mirino di diversi
Atenei: North Carolina, Georgia Tech ed Illinois. Il suo sogno fin dai primi
anni di High School era quello di indossare la divisa dei Tar Heels e adesso
che proprio North Carolina bussava alla sua porta, Williams era felicissimo
ed ando’ immediatamente a visitare il loro campus anche se in realta’
aveva gia’ deciso che sarebbero stati loro la sua scelta. Purtroppo per
Williams, pero’, lui in ordine di preferenza dei Tar Heels era la seconda
opzione e quando la prima (Raymond Felton) decise ufficialmente di firmare la
propria lettera d’intenti con l’ex-college di
Michael Jordan, Deron
fu ringraziato della visita ma per lui non c’era piu’ spazio. Fino
a questo momento Georgia Tech aveva cercato di contattarlo piu’ e piu’
volte dunque decise di ricambiare l’interesse convincendosi che gli Yellow
Jackets fossero la soluzione migliore per lui ma, ancora una volta, gli venne
“rubato” il posto per un soffio: Jarrett Jack , proprio come accaduto
con North Carolina, opto’ per entrare a far parte di Georgia Tech e cosi’
D-Will fu nuovamente scartato dalle selezioni del team in quanto il roster era
gia’ completo.
Fortunatamente Bill Self, coach di Illinois,
Con la maglia dei Jazz: nel giro di due stagioni e' diventato un icona del team.
aveva indica D-Will come la sua opzione preferita percio’, quando Deron
fu costretto a ripiegare per la terza volta, trovo’ ancora un posto in
quintetto e la sua lettera degli intenti fu accettata. Nel primo anno con i
Fight Illini (nome della squadra) il volto di Williams era praticamente sconosciuto
a tutti quanti (tifosi e stampa) e comunque sotto i riflettori come stelle principali
della squadra c’erano Dee Brown e Brian Cook. Concluse il 02/03 in “punta
di piedi” come dimostrano le sue cifre: 6.3 punti, 4.5 assists, 2.9 rimbalzi
e 1.4 recuperi ottenute in 32 partite (30 volte titolare con 27 minuti d’utilizzo
a serata). Per la prima volta in carriera gli fu utile non essere stato incoronato
come la stella della sua High School perche’ in caso contrario, quasi
sicuramente, avrebbe accusato il colpo causatogli dal non essere piu’
considerato il migliore del team. Comunque a fine stagione il suo nome iniziava
ad essere meno sconosciuto visto che concluse come il miglior assists-man della
Big Ten Conference.
Nella off-season del campionato NCAA Coach Self decise di andarsene lasciando
il suo posto a Bruce Weber che implemento’ un tipo di gioco piu’
fluido e molto piu’ adatto alle caratteristiche di Williams il quale,
potendo contare anche sull’esperienza fatta nel 02/03 e sulla partenza
di Cook (passato ai pro con i Lakers), miglioro’ tutte le sue cifre; il
suo minutaggio sali’ a quota 33.9 ed i suoi numeri lievitarono a 14 punti
(40.8% dal campo, 39.4% dal campo e 78.7% dalla lunetta), 6.2 assists, 3.2 rimbalzi
ed 1 recupero. A fine campionato fu inserito sia dai coach che dalla stampa
nel primo quintetto ideale della All-Big Ten mentre i 6.2 assists di media stabilivano
il primato per meda piu’ alta tenuta da un giocatore nell’Ateneo
di Illinois.
La stagione con piu’ soddisfazioni a livello di college fu quella da Junior
(il 04/05) dove, ormai considerato il carro trainante del team, riusci’
a pilotare gli Illini ad un record complessivo di 37-2 arrivando sino alla finale
NCAA dove solo nell’ultimo minuto la formazione avversaria (proprio quella
North Carolina dove lui avrebbe voluto andare) riusci’ a spuntarla vincendo
il tanto ambito trofeo. Le sue cifre nel terzo anno di College parlavano di
12.5 punti (43.3% dal campo, 36.4% da oltre l’arco, 67.7% dai liberi),
6.8 assists, 3.6 rimbalzi e 1 recupero. Quello che i numeri non svelano sono
la leadership mostrata da D-Will nel guidare il team e le sue capacita’
difensive trasmessegli dalla madre durante gli anni di gioventu’ trascorsi
sui campetti di Dallas. Infatti, durante la corsa alla finale, Williams chiese
esplicitamente al coach di occuparsi degli esterni avversari piu’ forti
e una volta accontentata la sua richiesta porto’ a termine il compito
nel migliore dei modi, come dimostrano le prestazioni su Salim Stoudemire (tenuto
a 2/13 dal campo) e Francisco Garcia (2/10). Arrivati a questo punto il suo
nome non faceva solamente piu’ parte delle nomine “locali”
(primo quintetto All-Big Ten e Big Ten All-Tournament) ma compariva anche come
l’MVP dei Regionals di Chicago, faceva parte del quintetto ideale delle
Final Four (All-Final Four) ed era nel secondo di quello ideale relativo a tutti
i giocatori di college degli Stati Uniti. La mancata vittoria non muto’
le attente valutazioni degli scout su Williams considerato un giocatore dotato
di testa, maturo e pronto a fare bene da subito anche nella NBA. D-Will, intuita
la potenziale alta chiamata, inseri’ il suo nome fra quelli selezionabili
al draft 2005 ed i Jazz decisero di farne la propria terza scelta assoluta permettendogli
di diventare il giocatore scelto piu’
Deron Williams da sempre si e' confermato uno specialista della difesa:
sopra lo vediamo in azione contro Derek Fisher.
in alto di tutti nella storia di
quelli di provenienti dall’universita’ di Illinois. Nello stesso
Draft era presente anche Bracey Wright (il compagno di Williams alla High School)
che fu scelto dai Wolves alla chiamata numero 43 del secondo giro: questa volta
nessuno aveva rubato lo spot da sotto ai riflettori a D-Will.
Quando un playmaker del calibro di Williams entra a far parte di un team come
i Jazz il primo paragone che viene fatto (anche se ovviamente sproporzionato)
e con il leggendario
John Stockton. E’ un paragone assurdo perche’
D-Will per quanto bravo proveniva da tre stagioni di College mentre Stockton,
per quei pochi che non lo conoscono, e’ il miglior assits-man nella storia
della NBA con un totale di 13.790 passaggi regalati ai compagni. Comunque Stockton
gia’ nell’estate del 2005 si reco’ nella palestra dei Jazz
per dare qualche consiglio al neo-arrivato che fu a dir poco entusiasta di disporre
degli insegnamenti di una leggenda vivente.
Williams, considerata la posizione di chiamata e l’assenza di un playmaker
nel roster, pensava di entrare da subito nel quintetto base dei Mormoni ma coach
Sloan, da sempre diffidente verso i rookie, inizio’ ad impiegarlo con
un minutaggio ridotto e facendolo partire dalla panchina. Solo nel corso della
2005/06, una volta testato l’impegno e la capacita’ di Deron anche
in allenamento, Sloan gli diede i “gradi” da starter facendolo partire
come titolare nelle ultime 28 partite della stagione e per un totale di 47 volte.
A fine anno concluse con 10.8 punti, 4.5 assists, 2.4 rimbalzi e venne inserito
nel primo quintetto rookie anche grazie al suo 42.1% dal campo cioe’ la
miglior percentuale tenuto da un giocatore al primo anno proveniente dal draft
2005.
Stagione dopo stagione sta diventando un giocatore sempre piu' completo.
Nel 06/07 ottenne la fiducia “completa” di Sloan e non a caso partì sempre titolare disponendo di un elevato minutaggio (36.9 a partita) che gli permise di chiudere con tutte le cifre in rialzo (16.2 punti, 9.3 assists, 3.3 rimbalzi) e di sfiorare anche il trofeo di giocatore piu’ progredito 2007 (per una manciata di voti finito a Monta Ellis). La crescita di Williams migliorò tutto il team: I Jazz (ovviamente non solo grazie a D-Will) vinsero la propria Division e per la prima volta nell’era “post Stockton-Malone” raggiunsero anche i playoffs. Utah al primo turno dovette disputare sette partite per sbarazzarsi dei Rockets (4-3) quindi fu la volta dei fenomenali Warriors (in grado di battere la testa di serie numero uno con l’ottavo posto ma non di sorprendere i Jazz). La cavalcata dei Bianco-Viola si arresto’ alle finali di conference quando i piu’ esperti e determinati Spurs trionfarono 4-1 (poi vinsero il titolo 4-0 contro i Cavs). Nella straordinario impresa compiuta dai ragazzi di Sloan, nessuno li considerava da Finale di Confence ad inizio stagione, Williams elevo’ il suo rendimento passando a quota 19.2 punti, 8.6 assists, 4.3 rimbalzi e 1.5 recuperi.
Vediamo come ha concluso il 2007/08:
Punti |
Rimbalzi |
Assists |
18.8 |
3 |
10.5 |
Nei Playoffs 2008:
Punti |
Rimbalzi |
Assists |
21.6 |
10 |
3.6 |
Se fino alla scorsa stagione c’era ancora qualche dubbio sullo status di stella di D-Will questo viene cancellato dal campionato 07/08. Infatti Deron scendendo in campo 37.3 minuti in 82 partite (82 volte titolare ) si conferma come uno dei 5 migliori playmaker di tutta la NBA. Al All Star Game dei “grandi” non e’ stato chiamato (ruolo gia’ coperto da Nash e CP3) ma la sua “vendetta” e’ arrivata nel PlayStation Skill Challange dove ha vinto il trofeo relativo alla sfida dei migliori Playmaker (All-Star Saturday). Ancora una volta nei playoffs ha alzato il suo rendimento diventando la chiave delle vittoria contro i Rockets al primo turno. Nella sfida contro i Lakers, pero’, Utah e’ stata eliminata 4-2 nonostante il suo contributo si sia ulteriormente elevato (22.3 punti, 4.5 rimbalzi, 11.5 assists). La causa dell’eliminazione, dunque, e’ da cercare altrove.
Per scoprire la galleria fotografica di Deron cliccate sul link sottostante. Buona visione!